Di settembre
Ho il sole acceso
Uno sbadiglio di cielo
Il lento camminare
Senza sogni
D’estate mi muovo
E navigo correnti
Di mare in tempesta
Nessun sentiero
Mi riporterà a te
Di spazi immensi
Riempirò il mio cuore
Lascia parole
Immaginate
Sulle mura
Delle mie notti
Avrò stelle a illuminarle
Seguendo rapidi sguardi
Diventerà ottobre
Senza segni
Sulle spalle
Piangerò
Solamente il tramonto sereno
Al di là degli alberi antichi
Silenzioso addio
So che sei lì dentro
Ti piace giocare a nascondino
Ami il sole e il mare
Ti piace cantare e ballare
E non smetteresti mai di parlare
Devo chiederti perdono
Per tutte le volte che ti ho fatta piangere
Per tutte le volte che non ti ho ascoltata
Per tutte le volte che, nonostante tutto, ti ho lasciata soffrire
Per tutte le volte che sono stata dura con te, giustificando gli altri
È arrivato il momento di trattarti come hai sempre meritato
Con amore, cura, rispetto e tanta buona volontà
Bimba mia imparerò te lo prometto
Avrò cura di te
Il tuo amore mi rende così
non sarei proprio capace altrimenti
di darti tutto quello che ogni dì
ti dono con solerzia e ardor mai spenti.
Sei parte di me e componi altresì
tutte le mie azioni di sentimenti,
sicché ogni cosa che faccio sia qui
cosa miglior se da amor si cimenti.
Se qualcosa è mosso da amore vero
non può far altro che risplendere alta
e brillare per dare anima al mondo.
Per questo è tuo merito il mio sincero
scrivere, perché il tuo amore esalta
mia penna e le dona dolce contorno.
Posso decidere io? Posso scegliere il colore del mare quando il sole giace sulla sua schiena?
E chi vive dentro di me?
Posso decidere se un sorriso è vero? Se le parole corrispondono alla realtà?
Cos’è una realtà? È l’attimo colto e tradotto in verità?
Chi vive in me saprà esprimere la sua sentenza, se i miei occhi vedono la vita o sognano un sogno lunghissimo costellato di esitazioni, colpi di scena e azioni temerarie.
Cos’è il coraggio? Una scelta che porta le proprie orecchie a sentire ogni cosa per come arriva o la decisione di disegnare la propria storia attingendo con un pennello nel proprio sangue?
Nei resti di un infinito immaginario arcobaleno ci sono tutte le risposte, ma restano mute.
Ci siamo
curati e feriti
nella nostra sempre nuova
guerra
contro velocità
ci ha sommersi
per nostro invito
un colore
che si prende tutto
che è l’occhio pacifico
che altrove cerchiamo
come una
semplificazione
che ci assolve
ora siamo
faccia a faccia
col senso più scomodo
dei ritorni
che nella verità è luogo
dove riconosciamo
di esserlo sempre stati
e può riprendere
serena e quasi limpida
la consumazione
del tempo
ma noi adesso
siamo per lui
veste morbida
e inattaccabile
che a ogni finto e poi mancato
appuntamento
con lui spande e perde
le comuni
inutilità
chi afferra queste parole
gusterà la non morte
come ogni sole
crede di fare
