I poeti che invecchiano
hanno una lunga stagione finale
Hanno capito finalmente tutto della vita
ammettono anche me al loro circolo
dove continuo a non salutare nessuno
Fuori c’è il mondo di fuori
al quale pensavo da poeta
giovane di voler approdare
Ma allora c’era un altro silenzio
e forse intendo quello in me
quello pensato
Torniamo a noi
in un solo lungo verso finale
Questo è solo un inno ai fiori ignoranti di settembre
Lascia andare
per quanto ti sforzi
per quanto tenti di serrare le dita
l’acqua scorre e riuscirà a passare
Lascia perdere
i tuoi pensieri ti torturano
la rabbia per le ingiustizie
ti impedisce un sonno sereno
Lascia andare
In questa vita non otterrai giustizia
in questa vita non abita giustizia
ma è lunga l’eternità
cosa sarai domani?
Quando ti nasceranno
due splendide ali di farfalla
quando il peso del tuo essere
non ti inchioderà più a terra
Allora volerai
E sarà un volo senza fine
per amici solo i fiori
la bellezza di uno sguardo
il riposo di una mente che fu umana
Ho provato a immaginare
il suono del silenzio,
inesorabilmente,
il vuoto nella mia mente.
Echi lontani risuonano dentro:
“Chi sei tu che mi riecheggi dentro?”
Abbraccio la tua assenza,
consumata da pensieri,
macinata in piccoli grani,
sepolta dai chilometri.
Ho stretto più forte,
senza mai lasciare andare la presa.
I tuoi occhi a distanza,
seguono i miei giorni,
lenti,
inesorabili,
vuoti.
Ho provato a disegnare
ciò che provo,
ma la matita è tremula
i contorni poco definiti.
Una promessa?
Una speranza?
L’attesa.
Scruto il mare,
quelle onde si infrangono
e ricominciano
con tenacia:
spumantine bolle salate
luccicano e si scontrano
in clinamen.
Nasce la vita.
Che mi offristi,
in concitata lotta.
Ed io ti guardo,
seduta su sassi
che mi fanno male.
Tu infrangiti ancora:
presto i venti del Nord
ululeranno sotto altri cieli,
E Tu,
luccicherai di calma
ed io,
sorriderò.
Era un pò di tempo che il lavoro di Tony Mal andava malamente al ribasso, non che ne fosse preoccupato ma iniziò a farsi qualche domanda e a chi chiedere lumi se non alla sua amica musa ispiratrice?
-Tatiana come puoi io e te dobbiamo parlare.
-Tony se vuoi anche subito, mi vesto e fra dieci minuti sono da te.
Tatiana aveva capito che c’era qualche problema, non gli chiese nulla e lo raggiunse.
-Tatiana è un po’ di tempo che il telefono non squilla, nessuna mi cerca, giro per strada e nessuna mi tampina e mi ammicca, insomma il mio lavoro è una pippa che stecca.
-Beh, un pò di riposo al tuo coso non guasta, non sei contento?
-Sì, hai ragione ma il conto in banca è profondo rosso e non vorrei tornare a come ero qualche tempo fa e poi, grana a parte, mi mancano quei grandi momenti eccitanti a suon di musica e ritmo, ma secondo te che è successo?
-Tranquillo, anche io non me la passo bene, di questi tempi i contatti sono distanziati, tutte le attività ne hanno risentito, vedrai che presto tornerà la normalità.
-Ma quando?
-Non preoccuparti, nel tourbillon dei forti poteri, nel fulcro del mega factotum di fiorellin in fiorellin san quello che fanno e come per magia risolveranno tutto e tutti vissero felici e contenti perché l’amor limiti non ha.
-Mè cojoni! Mò pure poetessa sei diventata?
-Stupidino che non sei altro, ma non è l’amore che ha salvato te?
-Beh, già.
-Allora Tony Mal sai qual è la novità?
-Qual è?
-Che mentre aspettiamo che passi la tormenta io e te facciamo altro.
-Per esempio?
-Hai notato che nei media quotidianamente troviamo solo brutte notizie?
-Solo brutte notizie e allora che idea hai?
-Da domani io e te scendiamo in piazzetta, ce ne andiamo a quell’angoletto, montiamo sulla panchina e come cronisti post moderni molto fashion cominciamo a dare a tutti gridando a gran voce in diretta solo buone notizie, venghino signori venghino che Tatiana e Tony hanno buone notizie!!
-Mi sembri un po’ matta, ma le buone notizie dove le prendiamo?
-Ci sono Tony, ci sono Tony basta trovarle, basta fare un passaparola, basta guardare e vedere in positivo, basta cambiare canale e sintonizzarsi sulle onde dell’umanità che ancora c’è.
-E vabbè ma ammesso che funzioni, noi che ci guadagniamo?
-Sei proprio un babbeo! Prima di tutto guadagneremo il sorriso della gente e se la gente ride è felice e se è felice spende i soldi, la pecunia gira, la gente lavora e fa all’amore perché caro mio chi non lavora non fa all’amore.
-Questa battuta già l’ho sentita e inoltre la minchia nun vò penzieri.
-Tony, volgarmente parlando può anche essere così.
-Ok, quando cominciamo?
-Adesso, forza diamoci da fare, tuffiamoci fra la gente e ascoltiamo le loro parole più felici, di sicuro troveremo belle notizie
-E come la mettiamo con il distaccamento?
-Ci manteniamo a distanza di sicurezza come da regolamento subsonico e poi non ho mai visto un sorriso infetto.
-Infatti vedere sui media tutti quegli sguardi truci, afflitti, gnontosi che fanno la classifica delle brutalità sulle notizie più fetenziose mi mette un angoscia che quasi mi sento male!
-Venghino signori, venghino, solo da noi le buone notizie!
E voi amici lettori la tenete una buona notizia? Ditela a Tatiana e a Tony Mal e ci penseranno loro a passarla di sorriso in sorriso.
“Toc toc?”
Sì, vieni avanti
Entra nel mio castello
Ci abito da sempre
Lo vedi quanto è bello?
Entra e siedi pure
Su un bel sofà di sogni,
L’ho preso a prezzo scontato
Al magazzino dei ricordi.
“Toc toc?”
Sì, vieni avanti!
Ti piace il mio castello?
Di sabbia sono i muri
Di ciottoli gli arredi
Di legnetti il bel tappeto
Su cui poggiare i piedi.
“Toc toc?”
Sì, dai fai pure
Ti puoi accomodare
Se hai voglia di tuffarti
Vicino c’è anche il mare.
La vita in fondo è questo…
Speranza ed illusioni
Se di abitare un castello di sabbia
Puoi scrivere ed immaginare
Nessuno potrà fermarti
Quando spiegherai le ali
E inizierai a volare.
A volte mi capita
al risveglio
di domandarmi dove sono.
Dove sono?
In una vita già a lungo frequentata
intenta a coprire vuoti.
Dove a volte mi serve coraggio
per aprire gli occhi
e dove a volte
gli occhi fremono di entusiasmo
dove non sempre do un senso
al respiro
e forse è lo stesso respiro
il senso…
il vostro.
Voi che eravate embrioni
di vita e di pensieri
voi che avete preso forma,
corpo, forza, fragilità,
e mi assomigliate.
Voi che a volte
l’amore mi scoppia nel petto
e mi gronda dagli occhi.
Dove sono?
Ci siete voi
sono nel posto giusto.
Ti racconto come
l’indecisione del mattino
ti dipingeva il volto
consegnandoci le chiavi
segrete del giorno
con la matematica
del vento
scritta negli occhi
recitando parole in cui,
scambiandoci un’eclissi
fra antidoto e veleno,
fioriva l’oro del tempo
ed eravamo
lì da sempre i
giovani spiriti del fiume
ma esperti, abituati
all’immobilità del movimento
al silenzio del rumore
all’indecifrabile noi.
Tempo,
rimani sempre
il mio più grande alleato,
nonostante spesso
ti consideri
il mio acerrimo
e temuto nemico
Come dice Pavese
è bello avere un paese
che resta ad aspettarci
quando non ci siamo
perché ci ha concesso il gusto
di andarcene
Lui resta lì
a custodire quello che ci appartiene
in attesa del nostro ritorno
Non è facile tornare
ora che non ci sei più tu
al gradino della piazzetta
o al largo della fontana
a far due chiacchiere con gli amici
pronto a lasciare qualsiasi discorso
per correre da me.
È doloroso non vedere più quel sorriso
fiorire sulle tue labbra appena mi vedevi
e accendere i tuoi occhi
come stelle nelle notti serene di San Lorenzo.
I baci e gli abbracci
non ci sono mai piaciuti molto
ma gli sguardi quelli sì
e dai tuoi leggevo tutto il tuo amore
per me.
Anche emozionarci con le parole
non era il nostro forte
ma il tuo “come va?”
mi spalancava un mondo.
Non serviva altro
due semplici parole
un mondo di significati
Come stai? Sei felice?
Va tutto bene?
Cosa ti manca?
Io sono qui.
Ti ascolto.
E poi le lunghe chiacchierate
e le tue domande
quando volevi sapere di più di me.
Non eri mai invadente
mi hai sempre rispettata
mai giudicata,
sino alla fine,
anche quando le mie scelte sviavano
dai valori respirati da te.
Eri fiero di me
e io di te.
E ora mi chiedo
quando anche la compagna della tua vita,
l’altro amore della mia,
non ci sarà più ad aspettarmi
dietro alla finestra,
io avrò ancora il coraggio di tornare?
Dammela tu la forza di fare ritorno
a queste rocce, a questi vicoli,
a queste persone
che ti hanno conosciuto
e conservano qualcosa di te.
Dammela tu la forza
per incontrarci ancora.
Di nuovi disincanti
si riempie il mio cielo
di altri ostacoli, la rotta
Non è il caso di smettere
con la speranza e la voglia
Nuovi impulsi e nuove spinte
decorano il cammino
Vedo ancora un senso
Prendo un frammento di luce
e ricomincio a seminare gioia
Niente è perduto
per le anime fragili
abituate a mille rinascite.
Accarezzo il pensiero
perché non ha pelle
non ha confini da colmare
la mente
In ciò che non vedono
io sono
nell’assenza
la mia presenza
Dal vacuo protetta
la mia onnipresenza
Nello spazio dell’immane vuoto
ne occupo l’interezza
Dal tempo ripudiata
perché di eternità venerazione e peccato
Sei stanco
in questo corpo armato di pazienza
tessuto antiTutto
pieno di sogni.
Vedo qualche angolo che sporge,
lo riconosco dallo splendore
che sfida la materia grigia.
Un piccolo lembo di ribellione.
Metti le mani in tasca
per proteggere l’audacia
dei tuoi sentimenti.
Sei stanco,
ma quanto Sole, t’investe,
e ne rimane sottopelle
come un tatuaggio
di promemoria alla felicità.
Chi si ferma a guardarti
non può ignorare i crateri
pieni di furiosa lava
che ribolle e sputa fuori
le tue passioni.
Per la vita.
Per il bello.
Non permetti la scelta
di essere ignorato.
Flusso di sangue Inarrestabile
incatenato nella statura di un uomo.
Ti trovi?
Resta.
Virennu ca l’acqua iera troppu brurusa
pinsai: “uora ‘a fazzu srìnciri ‘npocu”;
misi a pignata co’ cummogghiu chiusa,
rapìu ‘u gas e c’addumai ‘u focu.
Quannu ugghìu ci livai ‘u cummogghiu
pi fari sfugari ie nesciri ‘u vapuri;
a parti pigghiai ‘a buttigghia ‘i ll’ogghiu
pi falla cchiù bbona ie ddàrici sapuri.
Fici passari ch’iassai ri ‘n’oretta;
quannu pinsai ca pronta già iera
stutai ‘u gas girannu ‘a manetta,
pigghiai ‘u cucchiaru c’a ‘nsalatera.
Uora pinsati ‘a facci ca fici
quannu, mittennimi ‘a pignata ravanti,
tutt’orgogliosu, cuntentu e felici,
visti ca rintra iera tutta vacanti!
