La poesia è una fessura
nel vecchio muro grigio
che abbiamo eretto
tra i nostri occhi
e la vita
Prima o poi nella vita
scriverò una poesia
se scoprirò cosa pensi che sia
la scriverò dentro di te
non so esattamente dove
il cuore è sopravvalutato
raccoglierà con le mie mani
la forza del dolore
dell’urgenza e della storia
ti staccherà la corrente
una vena dopo l’altra
sostituendola col fuoco
mi dirai se ti piace quest’immagine
e se ti fa male
altrimenti la cambierò
è vero
non so come raggiungerti
e per dirla tutta non so chi sei
non sono ansioso d’incontrarti
puoi stare dove ti trovi
sarò contento se non riposi
se davvero vuoi parlare con me
anche da muto
e chiunque tu sia
nemico o amico o passante
tu avrai la mia attenzione
e ci diremo solo verità nostre
a costo di veder sparire
chi dei due la verità non sopporta
e lo sai già che non sarò io
la verità non è mai libera
e nemmeno tu
prima di leggermi e rifiutarmi
io sono già
dalla notte e dall’alba di ogni tempo
la tua coscienza cattivissima
ma la poesia no
la poesia non c’entra
la poesia non dice cose
proprio come tu
non cambi il mondo
neanche se diventi lettore
al mondo non si nasce
e lettore non si nasce
ma neppure si nasce poesia
prima o poi nella vita
ne scriverò una
e te lo dimostrerò
accadrà nella tua testa
non so esattamente dove
il cuore il cuore il cuore
è sopravvalutato
In bilico
tra la paura e l’euforia,
tra la caduta e la rinascita,
la vittoria e la sconfitta.
Sul filo del tempo
domande in equilibrio
in cerca di risposte
che tardano ad arrivare.
Non c’è fretta:
anche questa notte passerà.
Busserà alla porta un altro sogno
una fiammella di irrazionalità
un albero di speranza
la salvezza
con tutte le sue foglie.
Il rumore si espande
Diventa ticchettio
Diventa raggio di luce
Diventa polvere che vola
Catturo i granelli
Posati sulla copertina gialla
Si confondono con la musica
Ballano
La musica alza il volume
Vibra nell’aria
La porta d’ingresso è aperta
Si intravede un’ombra
Ricordo o sogno?
Sveglia che è ora!
Vuoi tornare o no?
Non so da dove e perché
Tornare per cosa?
Restare
Osservo la musica
Attraverso la parete
Non so se torno
Aspetto ancora un po’
Ho un fiore
Nato
Di novembre
Leggera rugiada
Al Mattino
Di campo
Fiorito
Colora il mio tempo
Separa i miei giorni
Felici
Ho un fiore
Delicato
Lo nutro d’amore
Accarezza i miei anni
Di guerra
Parole sentieri
Fa scrivere
I miei versi contrari
perduti
Non abbiamo più
bisogno di salvezza,
lasceremo tutto in ordine,
nessuna idea per cui uccidere:
le abbiamo tutte in prestito e
da restituire,
qualche peccatuccio per inferni
che resteranno vuoti.
Così noiosi
per ogni dio che abbia ancora
voglia di giocare,
leggeri come una dimenticanza
siamo la domanda di riserva
alle risposte della civiltà.
Annega di noia e sonno disturbato
un tempo di cui non sappiamo
cosa fare,
una barbarie morbida
che sarà chiamata storia.
