LibEreria

Ultima chiamata, per le Arti, alla Rivoluzione.

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Ultima chiamata, per le Arti, alla Rivoluzione.

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Sala lettura – novembre 2021

I vicoli stretti nell’abbraccio delle case in pietra, il suono dei nostri passi, un bacio autunnale.
Ai piedi del lampione il cappello del sassofonista con qualche moneta.
Perdermi e ritrovarti, nel mare nascosto dietro il muro verde del lauroceraso, bottiglie vuote da trentatré fischiano dando voce al vento.
Tu parli del tempo che passa, il tempo passando mi parla di te, che ti sposti una frase più in là, ma non passi mai.
In un giorno distratto sei entrata nella caverna, hai studiato i graffiti, messo un ceppo di pino sul carbone che scoppiettava sempre più piano.
Cadeva la resina, io abitavo nell’angolo buio, ti osservavo mentre accatastavi foglie per non farmi dormire sulla pietra.
Io sono la pietra, non hai letto bene le pareti, comunque grazie.
Un imprecisato numero di civette proteggeva l’ingresso.
Smise, il loro stridìo, spaventato dal silenzio che portavi negli occhi.
Non lasciarmi qui, ma lasciami solo.
Ora è passato il tempo della tua visita, ho piedi stanchi pensieri in cammino.
In fondo al sentiero c’è un altro sentiero, le civette non hanno più voce, il fuoco ha smesso di ballare.
E io, sto venendo a cercarti, con un ceppo di pino per il tuo fuoco.

Una suola di cuoio
batte ritmicamente
sull’asfalto bagnato
nella notte della città

Il fascio di luce dei fari
di una vecchia utilitaria
illumina le goccioline
sollevate dall’impatto

Seduta sul gradino
di un marciapiede
aspetto che passi la mia vita
con il suo sipario che attende
di poter calare


Quante parole rimarranno sospese
su quelle goccioline
mai abbastanza trasparenti
da potermi mostrare la strada
per arrivare ai tuoi occhi

Le mie inutili
patetiche lacrime
si confonderanno con quelle
appena piovute dal cielo

E la sera è sempre
troppo luminosa
per poterti rimboccare
le coperte

Il peso
dei sogni
mi sveglia

Meravigliatevi
basta
torniamo alla scena

Eccomi
sono ancora uno spiantato
felice e generoso
moribondo trovo il tempo
di scrivere
qualcosa che sembra per voi

C’è stato un incidente tra due strofe
con versi vittimistici per vittime

È caduto un senso
come cade
se cade
l’autunno

Ma l’altro me che incombe
e arriva sempre soltanto alla fine
dirà
ma no
è solo quella stronza
della verità

Poi nella scena finale
uno che sa leggere
ma non lo sa
a uno a uno di sé

se ne va

Era una necessità
venire al mondo
con la mano tesa della Poesia
e con la sua Presenza
ad accompagnarmi
in questo incerto cammino
che nemmeno lei sa.
La vita accanto a me
Lei, la
compagna
con cui condividere il pane.
Maestra che mostra
Luce
in anfratti bui
e buio prorompente
in strade asfaltate
illuminate da luci abbaglianti.
La via della domanda.
Dell’insoddisfatto incedere
in scarpe disadattate.
La salvifica inquietudine
che attendevo
in un mondo di vano corazzarsi
di tronfia sicurezza che getta
nel nero abisso della perdizione.
Nudità e crepe
Lacerazioni che svelano
vicissitudini e benedizioni.
Acqua che lava
e di cui la bocca riarsa
ne implora ancora una stilla.
La sete che non passa.
Il silenzio che Dice
la parola che Tace.
Questo mio incompiuto
arrovellarmi
per cercarla e abitarla.
Quante pretese
verso il fiore piegato
dalla triste rugiada
Lente che svela il segreto
del mio timore di perderla
del mio restare qui
sospesa
in attesa
che mi inzuppi prepotentemente le ossa
e mi penetri in ogni fessura
inesplorata
del mio essere terra.

Chissà se quell’asfalto in corsa
Ti scaldava la fronte
Il tuo sorriso vivo
La voglia di volare
Le ruote che sfrecciavano
Sulla sottile riga
Di un giorno qualunque
Era solo un giorno qualunque
Eppure
Ti saliva il fremito del vento
Della saliva fredda
Delle risate
Delle albe vissute in movimento
Dei panini e
Dei ricordi della guerra
Di quel bambino che rubava patate
Ai convogli nazisti
Che portava un fiore
A sua madre, troppo impegnata
Troppo sola
Troppo
La guerra ce l’hai ancora
Nel cuore, anche se cenere
Sentiamo un po’ di musica
Ti va?
Portami ancora con te
Andiamo in bici papà
Su quella salita
All’alba di un altro giorno
Un altro giorno qualunque
Ti va?

Hai contato i colpi d’ascia
dove ho incontrato il terrore.
Sui palmi ti scorrevano
le mie lacrime,
imprendibili come il dolore.
Inutile la ricerca
di raccogliere memoria
come le nubi, si dirada velocemente
negli angoli dove mi nascondo
per interrogarmi.
Hai affrontato il fuoco
e la freddezza dello sguardo
quando corre lontano da me
per raggiungerti.
Non ti è bastato.
Sapevi che c’era qualcosa sotto
giusto sotto le macerie.
Hai continuato a scavare
e non accontentarti
fino al bagliore del mio cuore.
In mezzo a tanta polvere
vedevo chiaro
il tuo sorriso.

Mi sarebbe piaciuto prima d’ogni vespro
riposare l’anima sognando su quei capelli,
quel manto di seta degno di vestir la notte,
le stelle magnifiche che l’uomo invano insegue.

Mi farà prender fiato nel tempo silente
quel sorriso s’una vecchia foto ch’è rimasto
immutato, ingenua armonia del passato,
che come un astro, così remoto

illumina tuttavia quel pescatore di sogni
che l’ vide riflesso nel lago immoto
e lo seguì naufrago cercando il cielo.

Perché ci innamorano, mi chiederai… piccola mia…
la vita è un gioco senza regole, saprai,
ch’amore dona e poi ruba ogni respiro.

Che ci piaccia o no
ognuno di noi ha una parte oscura.
Magari, per certi versi,
anche affascinate,
ma sicuramente buia e potente.
Il pericolo, non riconoscendola o non accettandola,
è che lei possa farci del male.
Come un animale selvaggio,
non potrà mai essere del tutto addomesticata
perché l’istinto avrà sempre
la meglio prima o poi.
Così, ho imparato a camminarci accanto.
Qualche volta diventa anche mia complice.
Perché ricordati, anche l’essere più angelico, in fondo,
ha desiderato almeno una volta
il caldo e le fiamme dell’inferno.

C’è un cielo che passa
Pensieri e segreti
Un cielo in ribasso
Cangiante perpetuo
Un cielo che porta
Pezzetti di giallo
Passato e presente
C’è un cielo che torna
Ritorna non resta
Ha scelto di essere
Un mare sbagliato
Un sentiero di stelle
Un’isola intera
Un oceano indifeso
C’è un cielo di te
Che torni ogni notte
A ricordarmi rime diverse
Interrotte perfette
Mi stringono sempre
Diventano sonno
Tu torna ti prego


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