LibEreria

Ultima chiamata, per le Arti, alla Rivoluzione.

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Sala lettura – marzo 2022

Nato in un vecchio sperduto fermento jazz
vecchio ora tu
per penuria di pulizia di accordi
o verdi nostalgie combinatorie

sposi per la seconda volta il caos

non ti piace e non piace poi a chi ascolta
eppure grazie a questo all’improvviso
sa che ti riconosce
ti approva quasi per dovere e quasi
sorbisce tutto

il resto sta a noi com’è sempre stato

la nostra cifra è molto più che stile
è non riempire

non per lasciare ad altri
ma per non bere troppo dalla tazza
dove il riparo è un tempo musicale
e quella crepa siamo stati noi

 

Esser svegliati da un usignolo
nel fragore assordante della guerra

In avanti, l’istinto
innato
nel tendere alla gioia
al ricordar sboccio futuro
freschezza d’aria nuova,
sollievo
nei sentimenti dei
finalmente.

Indietro, il pensiero
condizionato
innaturali guasti del mondo
nel trattenere al fermo le stagioni.
Stasi rassicurante
amari sentimenti dell’ormai.

Pendolo
tra vorrei e non posso
tra non devo e voglio.
Visione, coraggio, entusiasmo, amor proprio
in avanti.
Paure, colpa, conformismo, assuefazione
indietro.


Pulsioni contrastanti
sull’altalena dei non so
nel crepuscolo del giorno
la sera chiama:
“È festa: la tua vita è in tavola.”

Per scendere in corsa senza farsi male,
chiedete ai bambini
in che direzione saltare.

La tua ala
bianca e nucleare
ha vegliato i nostri
giochi da cortile,
cresciuti imparando
a morire senza
imparare a leggere,
le nostre mani amare
mai provarono ad amare
nei dolci pomeriggi
di merende fredde
come quella guerra:
mosche allevate
in un bicchiere
a digiuno di letame
però sazie di verità.
Uno, due, tre la stella
quattro, cinque, sei la bomba,
niente accade nella mente
finché non la si osserva
niente nella vita
finché non la si muore,
e niente, un così profondo niente,
nella storia che ci muove
finché non la si conta.

Rinasciamo tante volte,

quando disegniamo
nuove strade
davanti a noi,
quando ci scopriamo
persone diverse
da prima,

quando da soli
rischiamo decisioni.
Rinasciamo tante volte,
iniziamo una nuova vita
con ogni cambiamento.
Ad ogni sosta, un nuovo cammino
allontaniamo le mete,
costruiamo nuovi passi.
E tu? Quante vite hai vissuto
fino ad ora?

Quanti angoli hai svoltato
uccidendo l’ignoto,
stringendo la speranza?

Quante volte hai stentato
a riconoscerti
nella memoria del te
passato?

Un ruscello scorre,
pende veloce,
una freccia corre
perché spinta da
una tensione,
uomini e donne
guardano l’orizzonte,
una linea retta
che divide in due
il futuro.
Ma ora quante zona d’ombra
sgambettano il nostro cammino,
quante ore vuote
gridano per essere
riempite?

Quali segni tracceranno
il nostro futuro,
sentieri progettati
oppure trasformati
o trascinati per inerzia?

Avanti l’orizzonte
dietro l’orizzonte
rinasco da ieri
per morire domani.


Ho gli occhi di marzo
Piagnucolo spesso
Dentro i miei non lo so
Eri qui ma non è lo stesso
Dipendo da tutti temporali
Mi svesto di mai
Forse adesso
Preferisco i miei posso
O non posso
Ti aspetto
Ho gli occhi di marzo
Nonostante il mio rosso
Vesto di nero
Mi aiuta gettarmelo addosso
Mi guardo pensante
In specchi rotanti
Aiutami a scrivere dei versi
Brillanti
Sia terra che mare
Disegna il mio viso
Che è fatto di piccoli rammendi
Di cieli.
Di quelli piovosi
Lasciati lontano
Che insegnano al mondo
Pezzetti di tiamo

Quando i guai ci sovrastano
dobbiamo cambiare strategia,
affrontare il tempo a piccole porzioni.
Andare avanti, cauti e fiduciosi.
Senza spingersi troppo in là
senza affacciarsi a vedere il futuro.
Non sappiamo cosa ci aspetta:
in certi momenti è utile
procedere a piccoli passi
senza perdere la calma.
Resistere, tra fiammelle di luce
e speranze vestite di silenzio.
Sventolando la bandiera del coraggio,
confidando in giorni radiosi
pronti a esplodere.
Siamo anime forti.
Per noi anche la notte più buia
è poca cosa.

Io non amo i cambiamenti.
Mai.
Di nessun genere.
Il cambiamento mi spaventa,
mi destabilizza,
mi pietrifica,
mi angoscia.
Forse sarà proprio per questo che la vita me ne ha sempre presentati tanti e di tanti tipi, affinché arrivassi a comprendere che non sempre cambiamento è sinonimo di catastrofe apocalittica.
Diciamo che ormai ho acquisito questa consapevolezza, ma guardo il cambiamento sempre con un po’ di timore e di sospetto.
Un po’ come Biancaneve avrebbe dovuto fare con la mela della vecchietta malefica…

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