Perché ho in testa una canzone?
Non è veramente nella mia testa
mi sta dicendo cos’è una testa
Cos’è una canzone?
È la figlia e la madre della musica
e non è una risposta
e non è una risposta questa
Ora mi prometto di venire al perché
ora piombo come un falco sulla parola perché
fatto
Dirò qui i risultati dell’indagine?
È una canzone da fare
Ho in testa una canzone
è un’affermazione che non invecchia
Forse ha vinto anche senza nascere
forse è nata
Ho in testa una canzone
non ricordo qual era
Ma ricordo qual è
Nel mio mondo ormai artefatto
Lei non appare mai
e si naviga nel tormento.
Strappami dalle grinfie
del mondo
il volo dei gabbiani dice
che hai la forza per farlo
Solleva quest’involucro
dalla cera che cola
da questa pozza di sangue
creata dal pensiero
Afferra i miei polsi
e tira più che puoi
finché il mio respiro
emerga prepotente
Spicchiamo il volo
raggiungiamo le vette
di una poesia immobile
che ci guarda benevola
Il volo dei gabbiani grida
tu hai la forza
per farlo
Piega le sbarre
crea una crepa
ti seguirò fino alla fine
del buio
Conta le spille cadute in terra
I sassi nel mulino
Conta i giorni di pioggia
Le giornate di lacrime
Conta le impronte sulla sabbia
I granelli scricchiolanti
Conta il ticchettio dell’orologio
I capelli tagliati
Conta le grida, i pugni sul tavolo
I bicchieri frantumati
Conta i vagiti, le nottate insonni
I sogni spezzati
Conta le delusioni, le gioie
Le dipartite
Conta le attese e le fughe
I ragni sul muro
Conta i respiri affannati
Le corse per prendere l’autobus
Conta i giorni di scuola
I giardini assolati
Conta gli animali, il loro amore
Le buche di dolore
Conta la fine e l’inizio di tutto
Le storie e i ricordi
Conta le malattie
Le guarigioni
Conta le gocce del mare
Le nuvole
Conta i rami spezzati dal vento
Le foglie ingiallite
Conta i fiori
Le stagioni
Conta le rughe
La pelle che cade
Conta l’inquietudine
La fretta
Conta le scale
Le case
Conta i tetti crollati
Le guerre
Conta le vite
Le morti
Conta tutto
Poi torna indietro
E buttalo via
Nella pienezza della sera
cerco di sminuzzare la solitudine
in cerca di altri margini
che possano combaciare con la mia.
Non è facile.
Perché le solitudini sono figlie uniche
di doglie atroci e taciute
partorienti di nuove consapevolezze.
In apparenza, simili,
impronta digitale
di anime colpevoli d’autenticità.
E se capita
che dentro l’oblio dei tuoi tremori
senti ancora la musica
e ti vedi danzare, un passo a due,
sappi che stai vivendo
dentro la pagina di una favola.
Dove tutto è possibile
la lavanda non appassisce
il Sole corteggia la superficie delle foglie
il dolore incide memorie
il Silenzio suona dolce
e tutto sembra uno spartito,
Sinfonia.
Non ho imparato a scrivere
ho imparato a non trascurare i giorni
ho imparato a rispettare me stesso
Non ho imparato a scrivere
ho imparato a mostrare gratitudine
ho imparato ad accettare il dolore
Non ho imparato a vivere
ho imparato ad amare la vita
ho imparato ad amare
Cerchi un posto
nella scacchiera della vita,
fai le tue mosse
tra le caselle bianche e nere,
una danza dei pensieri
in fuga dal dolore
che mette a fuoco l’esistenza
Sposta i riflettori,
puntali sulla tua anima
e quello che appare buio
si illuminerà
Lasciati amare,
è l’amore che strappa tutte le maschere
e ti dona un solo volto,
il tuo.
Forse
Dopo anni di allenamento
Sto ottenendo dei risultati,
Come, dopo anni di fatica e dedizione,
Si ottiene un bell’orto.
Sto imparando a fidarmi
Degli uccelli e del levar del sole,
Di certi meccanismi perfetti,
Dei gatti un po’ sfuggenti,
Ma non per dileggio.
Dei vecchi che sorridono
E non fingono più di essere sani
Per ingannare la morte.
Ho imparato a fidarmi
Delle parole
Pronunciate con gli occhi
E accompagnate dai gesti,
Che diventano pioggia o raggi di sole,
E le senti sulla pelle.
Ho imparato a fidarmi
Di ciò che vedo al buio
E sento nel silenzio.
Ho imparato a fidarmi
Della poesia
E dei miracoli
Che avvengono
Basta saperli vedere.
Dell’incantesimo degli attimi.
Forse
Non si impara mai a vivere
Ma ci sto provando.
Di sole immenso
Mare azzurro
Vento e acqua
Divento sabbia
Gioco di bimbi
Serena pace
Porto memorie
Antiche di faggi
Lucidi gli occhi
Sarò sempre
Un rumore di parole
In un foglio silenzioso
Due lettere che, messe insieme, formano una minuscola “parola”, una congiunzione.
A quanti pensieri e riflessioni inevitabilmente ci riportano queste due lettere.
Se avessi fatto
Se avessi detto
Se fossi stata
Potremmo riempire fogli e fogli di ipotesi, opportunità non sfruttate, situazioni mal gestite.
Dolore, rammarico, tristezza, malinconia: sono tutte emozioni che accompagnano ciò che non è stato e poteva essere
Ciò che non è stato detto e probabilmente andava detto
Ma poi, per un attimo, mi fermo
“Ma sei così sicura che sarebbe stato meglio?”
“Quante cose sarebbero diverse ora se…”
Ma più passa il tempo e più mi convinco che siamo fatti per la vita che viviamo
Che questa è la strada giusta
Non sempre ci è chiara
Non sempre ci dà le soddisfazioni che meriteremmo
Non sempre ci conduce dove dovremmo essere o vorremmo trovarci
Ho deciso però che cercherò di fidarmi e di smettere di pensare a quelle miriadi di strade che, comunque, non ho percorso
Basta rimpianti
Basta rimorsi
Alzati e guardati
Segnata dal tempo e dagli avvenimenti
Dai dispiaceri e dalle gioie
Solo tu sei così
Perciò sii fiera di te stessa e lasciati guidare, condurre verso il domani
Se sarai ben disposta vedrai che tutto sarà più semplice
Tutto più chiaro
Guardati e sorridi alla vita
In fondo una carezza non ti è mai mancata
Credi, sogna, desidera, spera e lotta per tutto ciò in cui riponi fiducia
Guarda dall’altra parte dello specchio,
lei ti sorride fiduciosa:
“Ce la faremo, perché ce lo meritiamo”
Il mondo certamente
non è allegro e divertente
e forse mentre scrivo
c’è qualcuno che si sta ammazzando.
Il mondo certamente
è soltanto strafottente
passa il tempo a propinare
strazio, orrore e malaffare.
Al mondo, cara gente
di me stesso non gli frega niente
e forse per cambiare
ci vuol troppo, chi glielo fa fare
è più comodo aspettare
come poi andrà a finire.
Non vorrei che a questo punto
si pensasse che criticare
un po’ tutti lo sappiamo fare
forse più che reagire.
Reagire con coscienza
e, se occorre, con prudenza
l’importante che a morire
fosse solo la pazzia
che ci fa scordare tutto.
Quel che solo voglio dire
è che nonostante questo
c’è qualcuno che ha il potere
di non farmelo avvedere
di non farmelo osservare
e di farmi solo amare.
Una donna semplice
un amore magico
la forza lei ha di farmi ridere:
un sogno sarà!… Un sogno sarà!
