LibEreria

Ultima chiamata, per le Arti, alla Rivoluzione.

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Sala Lettura – Luglio 2018

Questo è un omaggio necessario

è ciò che ti devo

certo, è ancora troppo poco

ma è pur sempre un inizio.

Mi hai insegnato l’amore

mi hai insegnato a resistere

mi hai insegnato la speranza.

Mi hai fatto capire cos’è la vera armonia

non quella che si costruisce

e poi si butta giù alla prima occasione.

Mi hai fatto comprendere la forza

la capacità di restare uniti

soprattutto con il vento contrario.

E io da buon alunno

ho preso appunti, ogni giorno

e ora credo di amare come tu sai amare

ma non è possibile, perché l’amore che hai dentro

non è paragonabile a nessun altro amore.

Ogni volta che parlo di te,

qualcuno mi dice: esageri.

Ecco, mi hai insegnato ad esagerare

ma non come prima, non come tutte le volte,

non come quando mi si avvicinava una ragazza

vestita d’apparenza

e io la scambiavo ingenuamente

per sostanza.

Mi hai insegnato ad esagerare

solo quando è giusto, solo quando è il caso.

E qui, mi sembra proprio il caso.

Mi sembra di avere davanti

i tuoi occhi, ogni volta che mi guardo dentro.

E scopro l’insegnamento più grande.

Ora so bene

cos’è

il sempre.

Come di pesanti cetacei

satolli del plastico ingerire la quotidianità

ci areniamo

nella battigia dell’ordinario.

Incagliati

nell’arena del conformismo

annaspiamo in profondi respiri

l’ossigeno da riempire i polmoni

l’empia orazione

della normalità.

 

Bagna la schiuma

atavici ricordi di grandezza l’oceano

il dorso imponente

di sconfinato andare

sovviene l’impellenza della natura

[matrigna e perfetta

così che a ritroso le onde lambiscono

di dolore e necessità

di perenne peregrinare

l’inesorabilità.

Quanto sarebbe bello se

per ogni mare

che ci aspetta

ci fosse un fiume

per noi

 

E qualcuno

un padre

un amore

qualcuno

 

capace di prenderci

per mano

 

e di trovare

quel fiume

immaginarlo

inventarlo

 

e sulla sua corrente

posarci

con la leggerezza

di una sola parola

 

Addio

 

Questo davvero

sarebbe meraviglioso

 

 

Sarebbe dolce

la vita

qualunque vita

 

E le cose

non farebbero male

 

si avvicinerebbero

 

portate dalla corrente

se ci fosse la pace nel mondo non canterei

 

(mai lasciar sola una buona notizia)

 

e poi non so se lo capisci

voglio salvarti

distoglierti dal tuo parlare

di cose che non conosci che non vivi

 

stai facendo la tua poesia

o il tuo intrattenimento?

 

(e la poesia

non si fa!)

 

stai calmo man

anch’io sono rimasto fermo

a migliorare e abbellire la rabbia

 

(con la mia vita

quel che voglio leggere

io lo scrivo)

 

ero qui che aspettavo il ritorno

della mia magia

per questo non ti parlavo

non ti salvavo

 

(sai avere un rapporto sano col dolore?

tutto accade se sei una buona porta)

 

vuoi sapere chi sei davvero

non sei nessuno davvero

non c’è un davvero

 

cerca di capirlo sposando

l’esperienza estranea

di tuoi colleghi macchine inceppate

 

poi capirai anche chi sono io

uno dei tanti che ti dicono il come fare

ma il mio naturalmente è quello giusto

proprio come il tuo

 

(insultami sputami fatti una risata

e tutto mi accadrà se sarò questa porta)

 

mio cugino Bob è impegnato a morire

mio cugino Fab è impegnato a scappare

da tutte le nascite

io ho il corso di camminata sulle acque

e le acque hanno il loro corso

di camminata sotto di me

 

(aiutami sputami

diventiamo risata)

Lo sai che ti hanno rubato già tutto?

Che mentre una sigaretta ti fuma i polmoni le piante non smettono di produrre ossigeno?

Lo sai, sì, che tu sei il cancro?

E dimmi, come ti senti?

Dopo aver imparato a gestire soldi e sentimenti, aver ceduto alla tentazione di confonderti con la massa per paura di sentirti “diverso”, dopo essere salito sul carro di quelli che dicono di avere più diritti, ora, mentre punti il dito e gli slogan verso l’ultimo presunto diverso, dimmi, davvero ti senti integrato?

Dopo aver comprato l’apparenza a rate e averla usata come bandiera al posto di un ideale,

dopo aver smesso di scrivere lettere, quelle che si consegnavano a mano per essere conservate e aver intasato i server con storie d’amore condensate in brevi messaggi di testo corretti dal t9, dopo aver condiviso auguri preconfezionati e sensazioni copia-incolla, dimmi, davvero credi di aver lasciato nell’altro un segno?

Dimmi, hai capito cos’è successo?

Ti hanno dato la parola autonominandosi in questo modo suoi detentori, e tu, forte di questo diritto, l’hai stuprata usandola per zittire le minoranze e non per dar loro voce.

Dopo averlo fatto, dopo averla adattata al contesto, edulcorata, sminuita, assottigliata e abbreviata, dopo averla resa propaganda popolare a buon mercato, dimmi, davvero dopo tutto questo ti senti dalla parte dell’uomo?

Ti ricordi di piangere ogni tanto?

E di ridere sul serio, non di sorridere stancamente, te ne ricordi?

Provi ogni giorno ad essere tu stesso il sorriso di qualcuno?

Ricordi che nelle lacrime non c’è vergogna, che non c’è vergogna nella consolazione, nel disagio, nel dissenso, nell’errore, nel perdono, nell’azione, nella particolarità che ti hanno detto di chiamare differenza?

Te lo ricordi che fare un passo indietro non significa indietreggiare?

Che inginocchiarti non fa di te un servo?

Riesci a cercare la consapevolezza anche nelle piccole cose?

Ricordi che il mondo ha bisogno di qualcuno che ricominci a scrivere lettere?

Ma sopratutto, risponditi onestamente, ricordi cosa vuol dire “sentire”?

“Ciao!”…

Quante emozioni in quattro lettere…

Parola spesso pronunciata con

noncuranza,

superficialità,

semplicità,

fretta…

Ma quanto di inespresso

può esserci in un “Ciao!”:

“Ehi sono qui!

Ti guardo sempre

ed aspetto di vederti passare

per poterti dire “ciao!”…

Vorrei dirti che

mi hai fatto innamorare,

senza bisogno di parlare,

soltanto guardandomi,

con quegli occhioni che tu consideri così normali e comuni…

Invece per me

possiedono tutti i segreti del mio cuore

e possono aprire tutte le porte ed i cancelli che ci dividono…

Mi piaci, sì tanto tanto…

Sei così dolce,

Vorrei…

Ma poi non riesco a dirti nient’altro che

“Ciao!”…

Ma ora lo so,

che al mio “Ciao!”,

risponderesti…

“Anch’io!”

Caro tempo

A volte tiranno

A volte cura

Per le nostre ferite

Abusato

Sprecato

Non goduto

Veloce tempo

Il tempo

Che una foglia

Si stacchi dal ramo

E secca

Cada a terra.

Prezioso tempo

Più di un tesoro prezioso

Il tempo

Che la luna si faccia piena

Che un ulivo invecchi

Che il vino maturi.

Dolce tempo

Per chi si incontra

Poi chi si bacia

Per chi progetta una vita insieme

Per chi una vita la culla in grembo

Ogni cosa a suo tempo.

Archivio infinito del passato

E continuo presente

Solo tu saprai dare

Torto o ragione

Solo tu saprai

Per quale via

Ha camminato il bene.

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