Chi mi restituirà
quest’attimo unico
irripetibile
che sta fuggendo via?
Mentre scrivo
preziosi istanti
come acqua limpida
scivolano tra le mie dita
E quando il mio sguardo
è puntato al domani
e gli occhi si sforzano
di vedere oltre
chi mi restituirà
il presente che scorre?
Questo è un attimo
che non tornerà
Senti questa musica
non sarà più la stessa
ascolterai le note
con una luce diversa
Oggi è il giorno
ora è l’istante
presente a me stessa
osservo luci colorate
e neve bianca prendere spazio
tra i miei capelli
e i sogni li conservo
per i momenti di veglia
Poso a terra il carico
di fango, sassi e vestiti da cerimonia
e mi siedo al centro di Me
aspettando.
La ‘bambina’ titubante
dondolando sui suoi passi
s’avvicina, si siede di fronte.
Ci guardiamo.
Guarda alcune parti del mio corpo
che a lei non sono ancora cresciute.
Io guardo le sue parti del cuore
ancora intatte.
Meravigliate entrambe.
Lei sogna Me e Io sogno Lei.
Non ci siamo mai lasciate
in perenne ricerca di trovarci.
Ci unisce la stessa materia,
ci dividono le epoche.
La prendo per mano
dopo lunghi discorsi di sguardi.
Sentiamo i battiti
in un interminabile abbraccio.
Vorremmo rimanere unite
oltre la cucitura che non possiamo nascondere.
Mi riprendo il carico
lo sistemo sulle spalle
e mi curvo,
non per resa
ma per donarti
un fiore.
Il suo arco divenne arpa
quel giorno
e per tutta la valle risuonò
la melodia sibilante
della morte.
Le sue frecce
dalla lingua di serpente
viaggiavano ineluttabili nell’aria,
reclamando la nota ultima
della loro esistenza.
Tra un battito e l’altro
del mio cuore,
lo so,
pungerà il suo canto;
e son già grato
del tempo concessomi
dagli Dèi per scrivere
questa lode al mio
futuro assassino.
Tu sei un abbraccio
della terra, un dono
prezioso di ciò che respira.
Le nuvole bianche passano
allegre e anticipano le tue mani,
carezze di mele caramellate.
Corre il prato verso il binario
che punta dritto all’orizzonte
e mi sembra il mio cuore
impazzito per te, di te,
come l’ape del fiore.
La seria entità convenzionalmente
individuabile nella
particella complessa d’energia
mutevole
per uno dei suoi più noti
transiti
denominata A.M.
ha lasciato
meno faticosamente di quanto
appare
il corpo involucro
involontario
per riversarlo (secondo quanto
per protesta
appare)
qui
qui luogo creato
dall’uso
dove si porta si traduce si esprime la
non
fondamentale notizia in
codice
Lingua
di parole in vigore e in adozione sul
terzo pianeta della stella che
nello stesso codice è
detta Sole
Il dolore angolare del
costruttore
(un dolore straordinariamente
versato
sulla pagina
cautamente
ma per un’apparenza di
svista)
è dolore
di sé
Il dolore per l’avvenimento
in sé
è
altrui
È un
forse
Il dolore è un avvenimento neurologicooo
Il dolore è
coscienza del
dolore
Vi ci ho portati?
Non volevo
morire
né morire
su pagine
in codice Lingua di parole
volevo solo
portarvici
e volevo portarvici
soli
Diventando Io
Prova
nuovamente fallita
Per bere come speriamo
come raccontiamo rivolgiamoci
tutti altrove
questo è l’Ingeneroso Blindato Luogo Eletto
dalle particelle A.
complesse M.
d’energia intraducibile
questa questa è questa è la
sssputacchiera
Come un tetto quando piove
Un sentiero in mezzo al bosco,
Sotto una volta di rami e foglie,
La cucina di mia madre
Che odorava di ragù e mandarini
Una poltrona su quel treno
Che mi portava a casa
I vostri visi sereni
Che affondano nei cuscini,
Mentre i vostri occhi
Viaggiano fra i sogni,
Un angolo che profuma di terra
La parola che trovo
Come un dono
Da donare,
La parola che trovi
Come un dono
Che ricevo,
Come un abbraccio
Che è riparo.
Lo sento.
C’è.
Ma non è questo il momento.
Però c’è.
L’ho visto.
Lo vedrai.
Scusa se insisto.
Poi capirai.
È solo questione di tempo.
Mi sto ancora cercando.
Non sono un perditempo.
No, non so dirti quando.
Ma lo incontrerai.
Ti raggiungerà.
E mi accoglierai.
Accadrà.
Abbi pazienza.
Non ti deluderò.
Vedrai la mia riconoscenza.
Ti chiedo solo di aspettare un po’.
Nuvole argentine attraversano il gelo di novembre e coprono il sole fino ai primi di gennaio
L’intonaco via dai mattoni dello scantinato camerieri in giacca bianca servono Long Island con poco ghiaccio
Siamo esausti sciupati forse dimagriti Astor Piazzolla suona un tango solo per noi i tuoi passi dentro al ritmo
Io mi distraggo con il profumo dei tuoi capelli sbattuti sulla faccia incenso come un dono
Ci passiamo una rosa rossa che ho rubato dal giardino di un commerciante di liquori nel boulevard accanto
Le campane di mezzanotte fanno vibrare l’aria fino a Pampas lontane ma qui è il centro di Parigi
Questo buco il Moulin Rouge gira gira un altro Americano da buttare giù mi cade l’occhio sulla sagoma dei tuoi capezzoli
Ti tocco il culo ridi ti fai stringere e allunghi anche tu le mani il nostro amore si muove nelle tue mutandine
Ronzano all’unisono le nostre voglie come il risultato di desideri capovolti e travisati dalle casse dell’impianto
I miei jeans tirati sul pacco la finestrella che dà sul marciapiede è schizzata d’acqua sporca ha iniziato a piovere
La tua bocca mi chiama verso un posto che posso chiamare casa senza rimpiangere il terreno che ho perduto
Spiegami le regole del gioco come ciocche all’happy hour cristalli soddisfatti per ogni bestiale sete di sesso
Vecchie glorie in tour nei locali di Pigalle religioni fanatiche ansia della perdita cercatori d’oro truffatori
Non ballavi neanche a pregarti sgranavi un rosario di fragole per momenti che rivolevi indietro memory foam
Rimorso non è mai stato il rimorso a farti piangere forse io mentre passavo dalla ragione al torto e viceversa
Troppo stanco per pensare full of bourbon tu mi rotolavi in testa io prendevo appunti il Matto nel mazzo dei tarocchi
Hai ancora cento anni per restarmi accanto come innamorati che passano il tempo attraversiamo la città
Ci basta una manciata di canzoni in giro non c’è nessuno da un decennio lockdown di inizio Apocalisse
La nostra stella fortunata è un lampione giallo zafferano sparato sulle nostre teste
La carta dell’amore è appesa ad asciugare strade vuote e ci sembra di dormire.
Siamo felici dopo averci dato dentro tutta notte o è solo qualcosa che assomiglia al Paradiso?
Ti perdi in quell’armadio,
sotto i riflettori,
il letto sommerso dai vestiti
alla ricerca del costume
per la pièce da mettere in scena
l’abito migliore non è quello che accende il consenso altrui
ma quello che ti dona luce
Indossa il tuo abito
stravagante o inusuale
è il tuo
fatto a mano
su misura per te
Indossa il tuo abito
e vai orgogliosa per la tua strada
lascia che il vento ti scompigli i capelli
Lasciati rapire dalla vita
goditi la pienezza di ogni istante
fa’ che ogni tuo sguardo generi meraviglia
Lasciati sempre stupire dal mondo là fuori
osserva con occhi profondi
non fermarti alle apparenze
l’essenziale spesso è avvolto da un involucro:
devi scartarlo
come un regalo,
prima di stringere tra le mani
la bellezza.
Tu, madre, non vuoi farle mancare nulla.
Sorridi quando vorresti urlare, e urli quando vorresti concederti un po’ di buonumore.
Saresti capace di ogni azione pur di vedere nei suoi occhi una scintilla di gioia.
Sei prodiga di gesti e di premure e di attenzioni senza sosta.
Lei è poesia del tuo sangue, i tuoi capelli come i suoi, le tue mani le sue mani, una fusione, le sue parole, il suo modo di reagire che ti ricorda quando eri una ragazza e non avevi altro nella testa se non diventare te stessa.
Rivedi in lei uno specchio di purezza.
Ma lei ora è bloccata, una macchina ferma nel traffico, luce spenta, fragilità del giorno.
La vedi nella sua stanza raggomitalata tra cocenti delusioni e speranze di rinascita.
Vorresti trasmetterle una piccola dose di contentezza.
Vorresti dimostrarle che la vita non è solo fastidio, ma è anche danza, stupore, imprevedibilità.
Chi può dire come sarà il futuro?
La guardi: è simile al sole, potrebbe far impazzire mille uomini.
Tu, madre, per lei sei fiume inarrestabile d’amore, calore per il suo inverno, freschezza per le sue notti d’estate.
Tu, madre, sei comprensione e sostegno.
Sei lo spettacolo che diventa opera d’arte.
Tu, madre, hai creato un capolavoro.
Abbracciala, stringila forte.
È lì davanti a te… tua figlia.
Nascondermi
Per ritrovare
Quello che non ho più
Tornare
Ed essere piccola
Navigare nel grembo tuo
Sono nero
Assenza di colori
Io che di colori mi vesto
Non ho corde nel cielo
Per scivolare giù
Sono nata dal tuo corpo
E ora albero senza più radici
Piango foglie di rami intrecciati
Plenilunio
Mi illuminavi
Sole che nasce
Ora ho cieli disordinati
Nebbiosi colorati di dicembre
Come i nostri occhi
Scioglierò nodi
Per ritrovare mari
E abbracciarti
Mio delicato perduto fiore profumato
Che Tu sia per me
Luce, Tu
che sei per me Vita,
solo Tu
quando sola io
cerco con le mie dita
tra le cianfrusaglie
nella mansarda da troppo tempo
all’ombra di una tenebra
un chiarore
smarrito.
Il presente mi pungola
mi marca stretta
inaridito.
Ma Tu mi trovi,
illumini il momento
di gioioso passato
mi accarezzi delicatamente
il presente
gremito da questa setta
di omologhe coscienze
che russano ignare
mentre fuori stonate fanfare
in questo triste andare
con dentro nelle orecchie delle bocche
il farneticare.
Che Tu sia per me
Silenzio, Tu
che sei per me Pace,
solo Tu
quando sola io
avanzo per le strade affollate.
La porta socchiusa
All’alba che sorge
È solo un’offesa
Al sole che porge
La luce nel cuore
La gioia latente
Il dolce tepore
D’amore rovente
Apri, coraggio, non esitare
Non far la nube avvicinare
La sete d’amore
Che m’arde la gola
È come il rumore
Di un’ape che vola
E come l’insetto
In cerca del fiore
Si placa scommetto
Se m’offri il tuo cuore
Scopri con me la poesia
Che accompagna un vero amore
Quell’uscio s’è aperto
Un forte bagliore
M’avvolge coperto
Di solo pudore
Un’onda di mare
Che corre schiumosa
S’accorge d’amare
S’infrange nervosa
Alessandra come Cassandra.
Imparerò a combattere
e a credere in me.
Non mi farò abbattere
dalle mie stesse paure.
Non farò avverare
le mie stesse profezie.
Spezzerò
questa catena di avvenimenti
e di individui negativi
che mi fanno soltanto soffrire.
Troverò
e percorrerò
il sentiero di luce.
E dal tronco dell’albero divino usciranno farfalle di mille colori
che illumineranno il mio cielo.
E i miei occhi
finalmente vedranno la bellezza
e la nobiltà del mio animo.
