Del vuoto
che consideri assenza mentre imperversa impetuosa presenza
mirabile paradosso vertigine di sensazioni più immergo di emozioni più grande disegno
il buco fecondo della vita che mordo
succulenta
scivola goccia
ai lati della bocca mentre domandi affamato
quale sapore
pone in sé
distinzione e servile morsa
la presenza del vuoto
È sorprendente
Come un meccanismo
A volte imperfetto
Possa migliorare le sue funzionalità
Via via rinnovandosi, rifiorendo.
Quando l’amalgama è perfetto
L’una entra nell’altro
Creando una fusione astratta, assoluta
Ma allo stesso tempo finita
Relativa.
Gli occhi vedono di più
Osservano, guardano
Ogni cosa
Ed ogni cosa è un qualcosa
Che può essere usata
Maneggiata, ascoltata, mangiata,
Bevuta, vissuta
Con te.
Cambia l’ottica, il sapore.
Il sangue scorre cantando
A volte più veloce
Nella frenesia di arrivare
Al cuore.
Il cuore… batte
Il suo tam tam nella giungla
Batte quando sei pensiero
Quando sei sogno
Quando sei fantasia
Quando sei realtà
Quando sei tangibile
Quando sente il tuo
Battere all’unisono.
Si chiama innamoramento
Si chiama vita.
C’era una volta un uomo; se ne stava lì seduto e assorto, sotto le fronde di una vecchia quercia.
Ed aveva dentro di sé un mondo di parole.
Desiderava più di ogni altra cosa qualcuno con cui condividerle, ma il mondo continuava la sua folle corsa e lui, che non aveva voglia di correre, se ne stava lì, e il suo sguardo si perdeva lungo la linea dell’orizzonte, verso i variopinti mondi che si portava dentro.
E mentre sostava ripensava a tutte le cose che aveva fatto, ai luoghi che aveva visto, alle persone che aveva incontrato.
Forse si aggrappava al suo passato, perché il domani gli appariva lontano e inafferrabile.
Un bel giorno passò di lì un altro uomo… anche lui camminava solitario, come un funambolo cercando un equilibrio su una linea immaginaria.
E pensava a tutte le cose future che avrebbe fatto, ai luoghi che avrebbe visto, alle persone che avrebbe conosciuto.
Ed aveva dentro di sé un mondo di parole.
Forse si aggrappava al suo futuro, perché lontano gli appariva il passato.
E nell’incrociarsi di sguardi passato, presente e futuro si specchiarono, i due si presero per mano, e ripresero insieme il loro cammino.
Perché insieme è meglio.
Incontrarono sulla loro strada una donna, che camminava solitaria. Il suo sguardo era pieno di nuvole e di tramonti.
Ed aveva dentro di sé un mondo di parole.
La presero per mano e ripresero il loro cammino.
Perché insieme è meglio.
Passavano i giorni, e nel loro errare, tante persone diverse i nostri continuavano ad incontrare.
E le mani si univano, i cuori si aprivano, i destini si incrociavano.
Erano in tanti ormai, giovani, meno giovani, diversi tra loro, eppure per certi aspetti uguali.
Perché avevano dentro, un mondo di parole.
Ed ora quei mondi potevano uscire fuori ed intrecciarsi, e creare altri mondi.
E proseguirono il loro cammino, scambiandosi storie passate e presenti e sogni per il futuro.
Continuavano ad avanzare, le mani nelle mani, e quell’avanzare era quasi una danza, piena di gioia e passione, talmente forte da travolgere tutto intorno.
Perché insieme… è meglio: Libereria è questo!
Lasciati guidare dalla passione.
Trasforma ogni lacrima.
Usala per diventare chi sei.
C’è chi inventa strade
partendo da un dolore.
C’è chi di fronte a mille nuvole,
s’inventa il sole.
Pausa. Tiro il trolley su e giù per le corsie
Meno quattro non ci sono nemmeno le vetrate
War pig siamo in guerra anche in provincia di Milano
Black Sabbath cessi chimici Bmw scassate nel parcheggio
Il cadavere di una Jaguar a cui hanno dato fuoco
Gasolio in terra secco un ratto mezzo sfatto rimpiange la puzza di bruciato
La cassiera mi fissa con due occhi neri che anni prima forse erano vivi
Il nastro pulsa inghiotte i cibi sani lascia solo un rum, il Jack e qualche consolazione
È quasi buio gli ultimi tram sibilano via scassati mezzi vuoti
Mi accendo una sigaretta i lampioni sono fondi di caffè
Apro il rum due sorsate per scaldarmi ho un posto letto vista nebbia
Son tornato forte guardando l’orologio. Il tempo non si muove. Io, per ora, sì.
Inventerò nuove parole per nominare la tua mancanza. Quella strana morsa che mi stringe quando passa alla radio la mia canzone per te, che mi avvolge, soprattutto a Natale. Lo so che, forse, non sono la sola, ma non so leggere i silenzi, sono le uniche manifestazioni che mi fanno male. Riesco a malapena a interpretare i miei. È l’orgoglio che fa male, che pesa, scalfisce, silenzioso, coprendo come una coltre tutto quanto. In questa atmosfera ovattata, quasi magica, dove la neve scandisce i momenti, mi perdo. Qui dove tutto non ha tempo e non ha parole, siamo ancora insieme, ci guardiamo negli occhi e leggiamo chiaramente che il cuore è rimasto lì, mentre il mondo va inesorabilmente avanti.
Il poeta passa per il giorno bianco
dimentico di tutte le parole dette
Nello spazio vuoto consumabile
sa d’improvviso cosa cercava e manca
Nella stessa scena allo specchio
una nascosta divina indifferenza sembra sapere
che domani ricomincia il domani
Esiste lontanissima la luminosa fine
per la voce e per l’indovinare
ma rimane quasi sempre fuori
Traghettiamo ora occhi ritrosi su un’altra pagina
Mi trovi così, e così puoi lasciarmi se vuoi.
Le parti fondamentali, quelle che stanno al centro e che tengono la struttura sono già al loro posto, il resto lo chiamano disordine.
E io sono l’ordinato disordine per cui ho combattuto.
Mi trovi così, e non puoi più cambiare le colonne che reggono la mia esistenza ma puoi completarla.
Ho le braccia aperte, il petto scoperto, il battito irregolare se mi entri negli occhi.
Puoi poggiare la tua guancia sul nostro tatuaggio, allora queste braccia si chiuderanno, come petali che di notte proteggono lo stimma dal freddo.
Siamo miracoli in base due, non dimenticarlo.
Abbiamo due mani, due occhi, due orecchie, due narici.
Quando mi dirai che “abbiamo un solo cuore” ti risponderò che batte perché formato da due ventricoli.
E se risponderai che abbiamo solo una bocca ti dirò che due son le labbra.
Avvicina le tue alle mie screpolate dal tempo, e guariranno, come sempre è successo.
Ti ho mai detto come il nome che indossi ha ben poca importanza se paragonato al suono dei passi che ti avvicinano a me?
Ma forse lo senti il mio silenzio, non ha bisogno di parola il filo di seta che unisce lo sguardo di due anime sedute sulla panchina.
Il cielo si ferma per guardarci, un bacio dura più del tramonto.
E noi siamo qui.
A non dirci più nulla, a guardarci soltanto, a lasciare che il vento ci mischi il respiro.
Ci sono anime
che restano nel mondo
anche quando il corpo
stanco di camminare
le abbandona
e ci lasciano
le loro parole
da utilizzare
come fari nella nebbia
Il pensiero è eterno
se lo affidi alle pagine
di una vita
La vita
a volte distrattamente
ti cade dalle mani
e si rompe
in mille pezzi.
Irregolari.
Sparsi.
Taglienti.
Cosa si potrebbe fare
con i cocci rotti?
Puoi stare immobile
a guardarli per un tempo
indefinito
monotono,
oppure
raccoglierli e inventare
saldature di bontà
sopra le schegge
che urlano dolore.
Una strada
un ponte
un sogno?
Plasma ogni pezzo
dando la possibilità
di esistere.
Probabilmente avrai
un nuovo capolavoro
dentro nel petto.
Cerco poche parole da rendere potenti,
perché quelle che conosco si sono indebolite.
Non riescono più a raggiungere l’obiettivo,
non fanno più centro.
Me ne basterebbero veramente poche…
un paio,
che mi rendessero unica,
indimenticabile…
Forse le sto cercando nei luoghi sbagliati…
Forse basterebbe chiamarle…
perché, se fossero le mie,
risponderebbero al più semplice cenno,
al battito del mio cuore,
al sospiro che accompagna i miei pensieri.
Sì, ecco, le intravedo…
…devo solo afferrarle…
Quando muore un bambino
Infinite possibilità cadono nell’oblio.
Quando muore un bambino
Tutto il male e il bene che avrebbe potuto
Ricevere si scaglia a vuoto.
Quando muore un bambino
Tutto il male e il bene che avrebbe potuto
Fare soffoca in un aborto temporale.
Quando muore un bambino
Muore l’imparzialità della natura.
Quando muore un bambino
Muoiono occhi di meraviglia e
Mani di scoperta.
Quando muore un bambino
Lo schifo di un mondo corrotto
Ha meno rivali.
Quando muore un bambino
Muore la mente che sa rompere gli schemi.
Quando muore un bambino
Si spegne un colore,
Diventa grigia la luce e
Nasce una poesia fatta male.
Non vedi come
tutto sta morendo e
ci sta dando
un buon esempio di
rinascita.
Il segno è tratto.
Non vedi il brutto che
ci asseta per
voler costringerci alla bellezza.
Il tratto è il segno.
Non vedo io
i tuoi occhi
fingono e mi arrabbiano
di assolutamente
nell’ indomata voglia
di vedere.
Il segno e il tratto.
