LibEreria

Ultima chiamata, per le Arti, alla Rivoluzione.

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Sala Lettura – Dicembre 2019

Del vuoto

che consideri assenza mentre imperversa impetuosa presenza

mirabile paradosso vertigine di sensazioni più immergo di emozioni più grande disegno

il buco fecondo della vita che mordo

succulenta

scivola goccia

ai lati della bocca mentre domandi affamato

quale sapore

pone in sé

distinzione e servile morsa

la presenza del vuoto

È sorprendente

Come un meccanismo

A volte imperfetto

Possa migliorare le sue funzionalità

Via via rinnovandosi, rifiorendo.

Quando l’amalgama è perfetto

L’una entra nell’altro

Creando una fusione astratta, assoluta

Ma allo stesso tempo finita

Relativa.

Gli occhi vedono di più

Osservano, guardano

Ogni cosa

Ed ogni cosa è un qualcosa

Che può essere usata

Maneggiata, ascoltata, mangiata,

Bevuta, vissuta

Con te.

Cambia l’ottica, il sapore.

Il sangue scorre cantando

A volte più veloce

Nella frenesia di arrivare

Al cuore.

Il cuore… batte

Il suo tam tam nella giungla

Batte quando sei pensiero

Quando sei sogno

Quando sei fantasia

Quando sei realtà

Quando sei tangibile

Quando sente il tuo

Battere all’unisono.

Si chiama innamoramento

Si chiama vita.

C’era una volta un uomo; se ne stava lì seduto e assorto, sotto le fronde di una vecchia quercia.
Ed aveva dentro di sé un mondo di parole.
Desiderava più di ogni altra cosa qualcuno con cui condividerle, ma il mondo continuava la sua folle corsa e lui, che non aveva voglia di correre, se ne stava lì, e il suo sguardo si perdeva lungo la linea dell’orizzonte, verso i variopinti mondi che si portava dentro.
E mentre sostava ripensava a tutte le cose che aveva fatto, ai luoghi che aveva visto, alle persone che aveva incontrato.
Forse si aggrappava al suo passato, perché il domani gli appariva lontano e inafferrabile.
Un bel giorno passò di lì un altro uomo… anche lui camminava solitario, come un funambolo cercando un equilibrio su una linea immaginaria.
E pensava a tutte le cose future che avrebbe fatto, ai luoghi che avrebbe visto, alle persone che avrebbe conosciuto.
Ed aveva dentro di sé un mondo di parole.
Forse si aggrappava al suo futuro, perché lontano gli appariva il passato.
E nell’incrociarsi di sguardi passato, presente e futuro si specchiarono, i due si presero per mano, e ripresero insieme il loro cammino.
Perché insieme è meglio.
Incontrarono sulla loro strada una donna, che camminava solitaria. Il suo sguardo era pieno di nuvole e di tramonti.
Ed aveva dentro di sé un mondo di parole.
La presero per mano e ripresero il loro cammino.
Perché insieme è meglio.
Passavano i giorni, e nel loro errare, tante persone diverse i nostri continuavano ad incontrare.
E le mani si univano, i cuori si aprivano, i destini si incrociavano.
Erano in tanti ormai, giovani, meno giovani, diversi tra loro, eppure per certi aspetti uguali.
Perché avevano dentro, un mondo di parole.
Ed ora quei mondi potevano uscire fuori ed intrecciarsi, e creare altri mondi.
E proseguirono il loro cammino, scambiandosi storie passate e presenti e sogni per il futuro.
Continuavano ad avanzare, le mani nelle mani, e quell’avanzare era quasi una danza, piena di gioia e passione, talmente forte da travolgere tutto intorno.
Perché insieme… è meglio: Libereria è questo!

Lasciati guidare dalla passione.
Trasforma ogni lacrima.
Usala per diventare chi sei.
C’è chi inventa strade
partendo da un dolore.
C’è chi di fronte a mille nuvole,
s’inventa il sole.

Pausa. Tiro il trolley su e giù per le corsie

Meno quattro non ci sono nemmeno le vetrate

War pig siamo in guerra anche in provincia di Milano

Black Sabbath cessi chimici Bmw scassate nel parcheggio

Il cadavere di una Jaguar a cui hanno dato fuoco

Gasolio in terra secco un ratto mezzo sfatto rimpiange la puzza di bruciato

La cassiera mi fissa con due occhi neri che anni prima forse erano vivi

Il nastro pulsa inghiotte i cibi sani lascia solo un rum, il Jack e qualche consolazione

È quasi buio gli ultimi tram sibilano via scassati mezzi vuoti

Mi accendo una sigaretta i lampioni sono fondi di caffè

Apro il rum due sorsate per scaldarmi ho un posto letto vista nebbia

Son tornato forte guardando l’orologio. Il tempo non si muove. Io, per ora, sì.

Inventerò nuove parole per nominare la tua mancanza. Quella strana morsa che mi stringe quando passa alla radio la mia canzone per te, che mi avvolge, soprattutto a Natale. Lo so che, forse, non sono la sola, ma non so leggere i silenzi, sono le uniche manifestazioni che mi fanno male. Riesco a malapena a interpretare i miei. È l’orgoglio che fa male, che pesa, scalfisce, silenzioso, coprendo come una coltre tutto quanto. In questa atmosfera ovattata, quasi magica, dove la neve scandisce i momenti, mi perdo. Qui dove tutto non ha tempo e non ha parole, siamo ancora insieme, ci guardiamo negli occhi e leggiamo chiaramente che il cuore è rimasto lì, mentre il mondo va inesorabilmente avanti.

Il poeta passa per il giorno bianco
dimentico di tutte le parole dette
Nello spazio vuoto consumabile
sa d’improvviso cosa cercava e manca
Nella stessa scena allo specchio
una nascosta divina indifferenza sembra sapere
che domani ricomincia il domani
Esiste lontanissima la luminosa fine
per la voce e per l’indovinare
ma rimane quasi sempre fuori
Traghettiamo ora occhi ritrosi su un’altra pagina

Mi trovi così, e così puoi lasciarmi se vuoi.
Le parti fondamentali, quelle che stanno al centro e che tengono la struttura sono già al loro posto, il resto lo chiamano disordine.
E io sono l’ordinato disordine per cui ho combattuto.
Mi trovi così, e non puoi più cambiare le colonne che reggono la mia esistenza ma puoi completarla.
Ho le braccia aperte, il petto scoperto, il battito irregolare se mi entri negli occhi.
Puoi poggiare la tua guancia sul nostro tatuaggio, allora queste braccia si chiuderanno, come petali che di notte proteggono lo stimma dal freddo.
Siamo miracoli in base due, non dimenticarlo.
Abbiamo due mani, due occhi, due orecchie, due narici.
Quando mi dirai che “abbiamo un solo cuore” ti risponderò che batte perché formato da due ventricoli.
E se risponderai che abbiamo solo una bocca ti dirò che due son le labbra.
Avvicina le tue alle mie screpolate dal tempo, e guariranno, come sempre è successo.
Ti ho mai detto come il nome che indossi ha ben poca importanza se paragonato al suono dei passi che ti avvicinano a me?
Ma forse lo senti il mio silenzio, non ha bisogno di parola il filo di seta che unisce lo sguardo di due anime sedute sulla panchina.
Il cielo si ferma per guardarci, un bacio dura più del tramonto.
E noi siamo qui.
A non dirci più nulla, a guardarci soltanto, a lasciare che il vento ci mischi il respiro.

Ci sono anime

che restano nel mondo

anche quando il corpo

stanco di camminare

le abbandona

 
e ci lasciano

le loro parole

da utilizzare

come fari nella nebbia

 
Il pensiero è eterno

se lo affidi alle pagine

di una vita

La vita
a volte distrattamente
ti cade dalle mani
e si rompe
in mille pezzi.
Irregolari.
Sparsi.
Taglienti.
Cosa si potrebbe fare
con i cocci rotti?
Puoi stare immobile
a guardarli per un tempo
indefinito
monotono,
oppure
raccoglierli e inventare
saldature di bontà
sopra le schegge
che urlano dolore.
Una strada
un ponte
un sogno?
Plasma ogni pezzo
dando la possibilità
di esistere.
Probabilmente avrai
un nuovo capolavoro
dentro nel petto.

Cerco poche parole da rendere potenti,
perché quelle che conosco si sono indebolite.
Non riescono più a raggiungere l’obiettivo,
non fanno più centro.
Me ne basterebbero veramente poche…
un paio,
che mi rendessero unica,
indimenticabile…
Forse le sto cercando nei luoghi sbagliati…
Forse basterebbe chiamarle…
perché, se fossero le mie,
risponderebbero al più semplice cenno,
al battito del mio cuore,
al sospiro che accompagna i miei pensieri.
Sì, ecco, le intravedo…
…devo solo afferrarle…

Quando muore un bambino

Infinite possibilità cadono nell’oblio.


Quando muore un bambino

Tutto il male e il bene che avrebbe potuto

Ricevere si scaglia a vuoto.

 
Quando muore un bambino

Tutto il male e il bene che avrebbe potuto

Fare soffoca in un aborto temporale.

 
Quando muore un bambino

Muore l’imparzialità della natura.


Quando muore un bambino

Muoiono occhi di meraviglia e

Mani di scoperta.

 
Quando muore un bambino

Lo schifo di un mondo corrotto

Ha meno rivali.

 
Quando muore un bambino

Muore la mente che sa rompere gli schemi.

 
Quando muore un bambino

Si spegne un colore,

Diventa grigia la luce e

Nasce una poesia fatta male.

Non vedi come
tutto sta morendo e
ci sta dando
un buon esempio di
rinascita.
Il segno è tratto.
Non vedi il brutto che
ci asseta per
voler costringerci alla bellezza.
Il tratto è il segno.
Non vedo io
i tuoi occhi
fingono e mi arrabbiano
di assolutamente
nell’ indomata voglia
di vedere.
Il segno e il tratto.

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