Non ti ho conosciuto
non ho fatto in tempo
non perché io sia arrivata tardi
ma perché tu sei andato via troppo presto
Lo hai voluto tu
Hai deciso che ventun anni
fossero abbastanza
per capire il valore del restare
e quello dell’andare
E sei andato
Ma hai lasciato tanto qui
Mi hai lasciato l’amore delle persone
che ti hanno amato prima di amare anche me
Un amore grande
una coperta calda
rifugio sicuro
nelle gelide notti d’inverno
E a te la stessa coperta non è bastata
Mi hai lasciato questo paese
queste vie che ho calpestato dopo di te
questa gente che poi ti ha continuato
a cercare nel mio sguardo
queste mura dove ogni giorno
ho respirato la tua presenza
Il tuo viso in quella cornice
i tuoi occhi
di cui ho immaginato il colore
il tuo sorriso triste
ad ogni risveglio e ad ogni tramonto
mi hanno detto
Vivi
Tendi sempre una mano alla vita
Abbracciala
dalle una possibilità
anzi più di una
Non avere paura di perderti
perché spesso ci si perde
cercando se stessi
Abbi coraggio di amarla
perché sì, ci vuole coraggio
Spesso è in salita
ma tu sali
perché poi si arriva in cima
e lì potrai godere dello spettacolo.
E io ti ho ascoltato
sto salendo
con uno zaino troppo pesante sulle spalle
A volte mi mancano le forze
ma continuo
perché ci credo davvero
che prima o poi si aprirà il sipario
e vedrò la meraviglia della mia vita
nei tuoi occhi.
Loro dicevano: nessuno è affidabile.
Sei arrivata tu.
Loro dicevano:
non c’è perdono.
Sei arrivata tu.
Loro dicevano:
siamo tutti uguali.
Sei arrivata tu.
Loro dicevano:
l’amore non esiste.
E ora eccoti qui,
tra le mie braccia.
C’è un incendio
Che non vorrei si spegnesse
Laggiù nel cielo
Mentre i Grilli cantano
E le cicale fanno festa.
La luna
Femmina
Al suo apparire
Sfoggia
Una serena e luminosa
Bellezza.
Un giorno che muore
Di luglio
È un invito
Struggente e sensuale
Alla vita.
Attimi di preziosa emozione…
Non c’è spazio stasera
Per una intrusa malinconia.
Bilancia perfetta
beati voi che conoscete l’equilibrio,
un passo dopo l’altro avanzate con cautela
e così l’amore,
questione di contrappesi,
di bilanciamenti, di carichi e grandezze.
Io
sproporziono le parti
perché non conosco le misure.
Io
sono rantoli di imperfezione,
marea di eccesso e parzialità
perché così è l’amore
asimmetrico, disarmonico e impetuoso.
La vita è come il mare,
affoga le domande
e offre l’unica possibilità.
Se non è abbondanza, è morte-
se di eccesso non è l’amore, è di astrale
buco nero
È il mio modo di
berti
come nessuno ti ha
bevuta mai,
è la mia ebbrezza
che voglio condividere
con te,
ubriacarmi del tuo fuoco
come un popolo
della rivoluzione
perché sono un uomo
che contiene
tutte le rivoluzioni
e ti lascio fare,
e spingerti
e conquistare
il mio modo di bere.
Perché non mi dici
che sarei il più
grosso rimpianto?
Perché invece mi
lasci andare
come un fazzoletto
tenuto tra le dita
troppo leggero
che il vento fa volare
alle tue spalle
e che tu guardi
immobile
mentre si allontana?
Con un colpo di cassino
hai cancellato tutto
e ora guardi la lavagna
vuota in preda all’amnesia.
Come passi sulla sabbia
Cancellati dall’onda.
Come scia nel cielo
Evanescente e bianca.
Come stella cadente
Scomparsa nella notte.
Un attimo sì, l’attimo dopo no.
Matita bianca sul foglio
Di che colore è il mio segno?
– Guardo da sempre la luna per sapere se è vera
+ La luna dice che sono vero
– Chi può capire l’ha già fatto e non sarà d’aiuto
+ Chi non ha capito credeva d’essere avanti di un passo
– I sensi ci ingannano perché è la realtà che ci inganna
+ La realtà cerca di trovare il suo senso leggendo le pagine bianche
– Io e le cose siamo due diversissime famiglie di disordine
+ Il numero non scritto ai loro piedi le descrive come conseguenti
– Tutta questa vita parla di cose semplici alle anime semplici
+ La sua parte silenziosa è nido per le risposte
– Ma poi ha bisogno di un pazzo per trovare lingue
+ Un pazzo che continua a leggerle ad alta voce
– O almeno qui tra le mie pagine è così che si dice
+ “Il pazzo è l’unico a non accontentarsi”
– Ma anch’io non sarei che voce di un semplice poi scappato
+ Io scappato dalla voce semplice che non sarei stato
– Un gabbiano proprio sopra la luna passa e ride senza saperlo
+ La luna sorride al passaggio del mio sguardo sul gabbiano
– Mentre un clacson m’impedisce di immortalarlo andando a capo
+ Mancano ancora infinite frasi incapaci di descrivere quel suono
Crisalidi di versi
avvolgono la mia esistenza
e rimango in attesa
che le mie ali si asciughino
per poterle aprire sul mondo
e proiettarne i colori
sulle anime che incontro
come un raggio di sole
che saluta un lungo giorno
all’ora del tramonto
Cedo e
cado;
piango e
perdo;
grido e
guardo.
Le mani in testa
poi in tasca;
indifferenza.
Non mi arrendo e
rido;
gioisco
sulla giostra,
sono una ginestra
a foglie tese
verso il sole,
a piedi nudi
nel deserto.
Scrivi, cancella,
imbratta, strappa.
Cosa vuoi dire
che non vuol venir fuori?
Hai davvero dentro al vaso
versi di quelli migliori?
Ribolle e si contorce
nello stomaco la tua musa,
vomita in te solo intrugli
caotici e qualche rima sfusa.
Quasi ciclope nella poesia,
senza una dimensione né prospettiva.
Ovunque cerchi una sirena che
ti suggerisca il canto,
che ti faccia il verso.
Tre teste ha questo mostro
che fa a brandelli
ogni tua ispirazione.
Tre Moire decisero della tua
vita la direzione.
E quindi che resta da fare?
Abbracciare un destino
che ti vuole di sasso?
Pietrificato da un arido sguardo
ora componi i tuoi ultimi versi;
un ultimo volo con ali di cera
verso la bruciante poesia,
e poi pesante dell’inferno
cader nei recessi.
Nel tartaro porterai questa
lirica come simbolo
di quel che fosti;
che tutti sappiano che
tra le ombre ve n’è una
fatta d’amore e di inchiostri.
Ancora mi imbatto in persone
o meglio esseri che di umano hanno ben poco che,
con fare superiore e sguardo sarcastico,
ti chiedono:
“Ancora ti dedichi all’arte?”
“Sprechi tutto quel tempo e tutte quelle energie per cosa? Per quattro soldi?”
Certo per loro non c’è molto altro, non vedono che questo.
Colori, ben stesi e abbinati con gusto e maestria, ma sempre e soltanto colori.
In passato queste considerazioni mi colpivano, mi ferivano, mi intristivano.
Ma ora non mi fanno più male!
Anzi, mi fanno sorridere e mi confermano che l’Arte,
come l’Amore, non è per tutti,
ma soltanto per chi se la merita.
Per chi sa guardare con il cuore e respira emozioni.
Se non hai sofferto il deserto
non puoi sapere.
Arsa la speranza
e disseccato l’orizzonte,
la gola graffiata
a mandar giù parole non dette.
Gli occhi,
piccoli specchi verso l’infinito
dove si riflette
un pianto inespresso.
Il vuoto,
vaga perso nel tuo petto
in cerca del vento
e del suo abbraccio di respiri.
Trovarsi in un bivio
perdendo terra e cielo
in questo spazio-amico di mezzo,
trovare dimora.
Tutto si fa piccolo dentro di te
perdendo dimensioni
come l’immensità delle stelle
che alla terra non giunge.
Conservi la gioia
in barattoli fragili e trasparenti di cristallo
così da poter guardare attraverso
i due mondi
di cui sei fatta.
A vegliare,
sul mio viaggiare interminabile
a piedi nudi
e screpolature d’anima
dalle aperture alari fiabesche
si mette tra Me
e tutto il Mondo
La Poesia.
