LibEreria

Ultima chiamata, per le Arti, alla Rivoluzione.

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Sala Lettura – Agosto 2018

Non credere che io

non me ne sia accorta

non credere che io

sia cieca o sorda

 

continui a poggiare

pietre davanti ai miei passi

muri da scalare

enigmi da risolvere

 

continui a mettere alla prova

la mia fede e l’intelligenza

la mia attenzione

e a volte la pazienza

 

hai grande considerazione

delle mie possibilità

molta più di quanta

io stessa me ne sia concessa

 

e così continui

a mettermi alla prova

non credere che io

non me ne accorga

 

giochi con la mia percezione

degli eventi intorno a me

mi offri la visione

di un mondo che non c’è

 

una farfalla danza felice

intorno ai miei piedi

gocce di diamante si liberano

nell’aria di un fresco mattino

 

Vuoi che io diventi una stella?

Vuoi che un giorno spicchi il volo?

Bene allora sono qui

puoi usarmi come vuoi

 

Sarò attenta a ogni cosa

che si schiuda bene il fiore

che il bruco attraversi illeso

che ogni passero abbia una briciola

 

tu sai che lo farò

fa parte di me

e della parte tua

che mi fa essere te

Ogni tanto una febbre discreta

percorre cose

 

montando improvvisa da abissi

gonfiandosi senza scopo

divenendo abitante nuovo

 

non è chiaro che messaggio porti

per conto di buio o distanze

 

è quasi poco

svanisce sul bilico

del primo frenato stupore

 

e so che io solo la sento

Ci sono lunghi giorni

che diventano periodi

in cui

decidi di essere faro

non hai scelta.

o che l’hai

ma non la consideri

diventi faro

che si accende

e si spegne

si spegne

e si accende

guida per i marinai

forte e resistente

contro ogni tempesta.

decidi di esserlo

nonostante

ti senta

una piccola barchetta

in balia delle onde

e vorresti

aggrapparti

ad una fune sicura

che ti tirasse

in porto

ma no!

sei il faro

e quando tutto si placa

si schiarisce

l’orizzonte

il mare si calma

sei contenta

di aver deciso di esserlo

il faro.

Madre Nera appoggia su di me le tue mani

pesanti, forti e calde.

Io non ho paura ora che non ho parole per colorare questa tela.

Stendo il mio corpo dentro all’Universo

che ce la fa a contenermi.

Vorrei raccontare di quando la mia penna scriveva

tinta d’inchiostro e sangue,

ma non ricordo più il senso di tutto ciò.

Madre Nera, io non ho paura di camminarti accanto,

come la notte viene e va senza che più me lo aspetti,

anche Tu ora come me appartieni al tutto e al niente

e di questo condividere mi rallegro…

Madre Nera,

ti ho trovata e ritrovata tante volte in questo mio peregrinare,

di giorno in giorno, di notte in notte…

e non ho inchiostro ora per dirti che a volte mi manchi,

proprio quando ti ho accanto.

La verità la trovi negli occhi dei cani e tra le nervature delle foglie, ma anche sotto le pietre, che poi fanno da tetto a eserciti di formiche proteggendole mentre come pensieri scavano gallerie in un cervello fatto di terra.

La trovi imprigionata dentro le gocce di resina che ancora per qualche giorno escono dal tronco di un pino tagliato, oppure nel passato, perché il presente a volte, è tutto sbagliato.

 

La verità è in un mozzicone spento dentro un bicchiere vuoto, in uno sguardo fisso sul movimento delle nuvole, che si finge giocoso ma intanto ti ruba un respiro ogni due secondi.

Anche nel silenzio che protegge la voglia di cercarsi, puoi trovare la verità.

Qui incollano piume su catene che poi vendono come ali, ma la verità è che non si vola se non sbattendo le braccia.

 

La verità è scritta su di un foglio stropicciato e gettato nel cestino, coperto da bicchierini in plastica sporchi di caffè e resti di ricordi.

E per trovarla, per forza di cose, devi sporcarti le mani.

Mi conformo alle fattezze della concretezza

quando il mio essere

non ha senso

in questa realtà che solo mi sovrasta

senza capacità di vincermi.

Oltrepasserò il mio limite

e la mia tangibilità

sarà vivermi come un plenilunio

nella mia stravagante eccezione d’ essere.

Chissà se la senti questa brezza

il profumo di quest’aria leggera

il suono di queste note che diventano ricordi

chissà quanta vita ti porti dentro

e vorresti urlarla, mostrarla,

farne meraviglia;

a volte ti senti solo, incompreso

eppure sai che c’è qualcuno che ti ama

la luce negli occhi

di chi ti ha portato al mondo

chissà se sai che c’è chi prende la vita

direttamente dal tuo sguardo

che c’è chi dipinge il mondo

usando i tuoi colori.

Tu hai un giardino in fondo all’anima,

i più bei fiori

ma non puoi accogliere tutti

c’è bisogno solo di chi presta attenzione

di chi ha voglia di scoprirti

come il più bel dono

come il più grande tesoro.

Certi cuori sono belli come miracoli

certi miracoli accadono

nel respiro quotidiano di una madre.

Tu sei un albero. Un prato. Il cielo.

La luna. Il sole.

Tu sei ogni cosa bella

che incontro nel cammino.

Tu sei l’amore fatto figlio.

L’estate più dolce.

La stella più luminosa.

Un desiderio che si rigenera ogni mattino.

E io chi sono?

Forse qualcuno capace di leggerti

fino in fondo

come il più bel romanzo.

Leggo e rileggo ogni tua pagina,

ogni tuo progresso,

ogni emozione.

E non smetto.

Non voglio smettere.

Perché leggendoti,

parola dopo parola, battito dopo battito,

imparo a scrivere.

Riverso il tuo cuore sul foglio.

Scrivo la storia più bella.

Scrivo il più grande amore.

La poesia non è solo roba mia.

Principio prende dall’anima,

per poi espandersi

nell’infinito universo.

 

Roba mia sono le lacrime

amare

le gioie inattese,

le pungenti paure.

 

Ma poi le parole fluenti

son per tutti i cori amanti,

per donne sensibili

per uomini generosi.

Era tornata in quella campagna dopo dieci anni. Nulla era cambiato da allora. Merito di suo padre che l’aveva curata con tanto amore per tutto questo tempo. Fino ad oggi che Anna, la sua unica figlia, era rientrata da Roma per le ferie di agosto. La ragazza si addentrò nella campagna e qualcosa catturò la sua attenzione: dei fiori vicino al muretto nei pressi della porta d’ingresso. Si avvicinò per toccarli. Li annusò. Il loro profumo le fece tornare in mente quei giorni in cui da bambina giocava ogni estate a raccogliere fiori qua e là per fare delle composizioni floreali a dir poco meravigliose. E poi le mostrava ai suoi genitori, con aria di orgoglio. Si ricordò anche di quante corse faceva lì, nei prati, con le amiche, per vedere a chi per prima arrivava a quel muretto dove vi erano questi fiori meravigliosi. Poi dopo il sogno riaprì gli occhi: era tornata a casa. E quest’estate non se la sarebbe persa. Se la sarebbe goduta fino in fondo. Con la sua famiglia e coi suoi fiori.

Oggi ti ho visto

o mi è sembrato?

Ho voluto sentire

il tuo abbraccio

stretto

o mi è sembrato?

Ti sei girato

senza vedermi

sottovoce

ti ho detto addio

ma non

dentro me

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