Non credere che io
non me ne sia accorta
non credere che io
sia cieca o sorda
continui a poggiare
pietre davanti ai miei passi
muri da scalare
enigmi da risolvere
continui a mettere alla prova
la mia fede e l’intelligenza
la mia attenzione
e a volte la pazienza
hai grande considerazione
delle mie possibilità
molta più di quanta
io stessa me ne sia concessa
e così continui
a mettermi alla prova
non credere che io
non me ne accorga
giochi con la mia percezione
degli eventi intorno a me
mi offri la visione
di un mondo che non c’è
una farfalla danza felice
intorno ai miei piedi
gocce di diamante si liberano
nell’aria di un fresco mattino
Vuoi che io diventi una stella?
Vuoi che un giorno spicchi il volo?
Bene allora sono qui
puoi usarmi come vuoi
Sarò attenta a ogni cosa
che si schiuda bene il fiore
che il bruco attraversi illeso
che ogni passero abbia una briciola
tu sai che lo farò
fa parte di me
e della parte tua
che mi fa essere te
Ogni tanto una febbre discreta
percorre cose
montando improvvisa da abissi
gonfiandosi senza scopo
divenendo abitante nuovo
non è chiaro che messaggio porti
per conto di buio o distanze
è quasi poco
svanisce sul bilico
del primo frenato stupore
e so che io solo la sento
Ci sono lunghi giorni
che diventano periodi
in cui
decidi di essere faro
non hai scelta.
o che l’hai
ma non la consideri
diventi faro
che si accende
e si spegne
si spegne
e si accende
guida per i marinai
forte e resistente
contro ogni tempesta.
decidi di esserlo
nonostante
ti senta
una piccola barchetta
in balia delle onde
e vorresti
aggrapparti
ad una fune sicura
che ti tirasse
in porto
ma no!
sei il faro
e quando tutto si placa
si schiarisce
l’orizzonte
il mare si calma
sei contenta
di aver deciso di esserlo
il faro.
Madre Nera appoggia su di me le tue mani
pesanti, forti e calde.
Io non ho paura ora che non ho parole per colorare questa tela.
Stendo il mio corpo dentro all’Universo
che ce la fa a contenermi.
Vorrei raccontare di quando la mia penna scriveva
tinta d’inchiostro e sangue,
ma non ricordo più il senso di tutto ciò.
Madre Nera, io non ho paura di camminarti accanto,
come la notte viene e va senza che più me lo aspetti,
anche Tu ora come me appartieni al tutto e al niente
e di questo condividere mi rallegro…
Madre Nera,
ti ho trovata e ritrovata tante volte in questo mio peregrinare,
di giorno in giorno, di notte in notte…
e non ho inchiostro ora per dirti che a volte mi manchi,
proprio quando ti ho accanto.
La verità la trovi negli occhi dei cani e tra le nervature delle foglie, ma anche sotto le pietre, che poi fanno da tetto a eserciti di formiche proteggendole mentre come pensieri scavano gallerie in un cervello fatto di terra.
La trovi imprigionata dentro le gocce di resina che ancora per qualche giorno escono dal tronco di un pino tagliato, oppure nel passato, perché il presente a volte, è tutto sbagliato.
La verità è in un mozzicone spento dentro un bicchiere vuoto, in uno sguardo fisso sul movimento delle nuvole, che si finge giocoso ma intanto ti ruba un respiro ogni due secondi.
Anche nel silenzio che protegge la voglia di cercarsi, puoi trovare la verità.
Qui incollano piume su catene che poi vendono come ali, ma la verità è che non si vola se non sbattendo le braccia.
La verità è scritta su di un foglio stropicciato e gettato nel cestino, coperto da bicchierini in plastica sporchi di caffè e resti di ricordi.
E per trovarla, per forza di cose, devi sporcarti le mani.
Mi conformo alle fattezze della concretezza
quando il mio essere
non ha senso
in questa realtà che solo mi sovrasta
senza capacità di vincermi.
Oltrepasserò il mio limite
e la mia tangibilità
sarà vivermi come un plenilunio
nella mia stravagante eccezione d’ essere.
Chissà se la senti questa brezza
il profumo di quest’aria leggera
il suono di queste note che diventano ricordi
chissà quanta vita ti porti dentro
e vorresti urlarla, mostrarla,
farne meraviglia;
a volte ti senti solo, incompreso
eppure sai che c’è qualcuno che ti ama
la luce negli occhi
di chi ti ha portato al mondo
chissà se sai che c’è chi prende la vita
direttamente dal tuo sguardo
che c’è chi dipinge il mondo
usando i tuoi colori.
Tu hai un giardino in fondo all’anima,
i più bei fiori
ma non puoi accogliere tutti
c’è bisogno solo di chi presta attenzione
di chi ha voglia di scoprirti
come il più bel dono
come il più grande tesoro.
Certi cuori sono belli come miracoli
certi miracoli accadono
nel respiro quotidiano di una madre.
Tu sei un albero. Un prato. Il cielo.
La luna. Il sole.
Tu sei ogni cosa bella
che incontro nel cammino.
Tu sei l’amore fatto figlio.
L’estate più dolce.
La stella più luminosa.
Un desiderio che si rigenera ogni mattino.
E io chi sono?
Forse qualcuno capace di leggerti
fino in fondo
come il più bel romanzo.
Leggo e rileggo ogni tua pagina,
ogni tuo progresso,
ogni emozione.
E non smetto.
Non voglio smettere.
Perché leggendoti,
parola dopo parola, battito dopo battito,
imparo a scrivere.
Riverso il tuo cuore sul foglio.
Scrivo la storia più bella.
Scrivo il più grande amore.
La poesia non è solo roba mia.
Principio prende dall’anima,
per poi espandersi
nell’infinito universo.
Roba mia sono le lacrime
amare
le gioie inattese,
le pungenti paure.
Ma poi le parole fluenti
son per tutti i cori amanti,
per donne sensibili
per uomini generosi.
Era tornata in quella campagna dopo dieci anni. Nulla era cambiato da allora. Merito di suo padre che l’aveva curata con tanto amore per tutto questo tempo. Fino ad oggi che Anna, la sua unica figlia, era rientrata da Roma per le ferie di agosto. La ragazza si addentrò nella campagna e qualcosa catturò la sua attenzione: dei fiori vicino al muretto nei pressi della porta d’ingresso. Si avvicinò per toccarli. Li annusò. Il loro profumo le fece tornare in mente quei giorni in cui da bambina giocava ogni estate a raccogliere fiori qua e là per fare delle composizioni floreali a dir poco meravigliose. E poi le mostrava ai suoi genitori, con aria di orgoglio. Si ricordò anche di quante corse faceva lì, nei prati, con le amiche, per vedere a chi per prima arrivava a quel muretto dove vi erano questi fiori meravigliosi. Poi dopo il sogno riaprì gli occhi: era tornata a casa. E quest’estate non se la sarebbe persa. Se la sarebbe goduta fino in fondo. Con la sua famiglia e coi suoi fiori.
Oggi ti ho visto
o mi è sembrato?
Ho voluto sentire
il tuo abbraccio
stretto
o mi è sembrato?
Ti sei girato
senza vedermi
sottovoce
ti ho detto addio
ma non
dentro me
