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Filtri o non filtri
Marzo 2019 – Alessandro Mazzà
Il Parlamento Europeo (presidente, diciamolo, Antonio Tajani, PPE / Forza Italia) come previsto, anche se per una differenza di soli 74 voti, ha approvato la nuova “direttiva europea sul copyright”; cioè ha votato l’introduzione di una brutale, cieca, vergognosa macchina della censura preventiva; un inchino formale ai vari “editori” sciacalli (ovviamente soprattutto o esclusivamente quelli di “grande taglia”; fra i quali ci sono tanti potentati ben noti, proprio tanti, compreso anche un noto amico di Tajani) e contemporaneamente un vero attentato alla libertà di espressione.
L’articolo 13 della “direttiva” prevede che tutti i siti e le app che permetteranno la condivisione di materiali protetti dal diritto d’autore saranno considerati responsabili delle “violazioni”. Ciò significa che tutte le “piattaforme” saranno obbligate a stringere accordi coi “detentori dei diritti d’autore” (che, ricordiamolo, in rarissimi, quasi inesistenti casi sono gli Autori; eh già!) e dovranno farsi, a proprio rischio, direttamente garanti del fatto che queste licenze vengano rispettate: prevedendo quindi una serie di filtri sugli upload.
Naturalmente la cosa è stata portata avanti per “interessi superiori” e quindi anche senza tener conto del fatto che, come aveva avvertito David Kaye, relatore speciale delle Nazioni Unite per la promozione e la tutela del diritto alla libertà di opinione e di espressione, “una fiducia mal riposta nelle tecnologie di filtraggio aumenterà il rischio di errore e censura”.
Ascoltiamo Julia Reda, parlamentare europea che si è opposta fino all’ultimo: “Così com’è, la nuova legge sul copyright minaccia la libertà di internet per come la conosciamo: gli algoritmi non sono in grado di distinguere tra effettive violazioni del copyright e riusi perfettamente legali come nel caso delle parodie. Obbligare le piattaforme a usare i filtri di caricamento implicherà un maggior numero di blocchi di contenuti legali e renderà più difficile la vita delle piattaforme più piccole che non possono concedersi costosi software per filtrare”.
L’articolo 11, inoltre, prevede a favore degli editori il diritto di obbligare tutti a stringere con loro accordi per poter pubblicare notizie o estratti (i cosiddetti “snippet”). Escluso dalla specie della violazione “l’utilizzo di singole parole e brevi estratti”: definizione, come si vede, vaga quanto potrà bastare a chi avrà invece interesse e modo di “violare” e, scommettiamoci, non sarà certo “il popolo”.
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Ok. La cosa non ci tocca perché:
1 noi siamo tutti Autori;
2 non alieniamo a favore di nessuno il nostro diritto d’autore;
3 sta a noi deciderne l’uso;
4 non abbiamo nessun gestore e non dobbiamo ovviamente rispondere a nessuno dell’uso che facciamo delle nostre proprietà intellettuali.
Il problema però è politico ed è gigantesco; e investe anche noi, non come Autori ma come utenti di internet.
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