F.C.

A.M. mette finalmente un po’ d’ordine nella propria produzione poetica degli ultimi trent’anni, per portarne con sé un’ampia e soffertissima scelta, assieme a molto materiale inedito, in un unico volume di oltre 300 pagine, che si chiude addirittura con 13 postfazioni di altrettanti “compagni di viaggi”.

Emozionante, profondo, sincero, divertente, istruttivo senza retorica anzi con molta sapiente autoironia, il libro autobiografico d’esordio che ci regala questo geniale (quasi) ottantenne.
Grazie Gianantonio, a te e a tutta la galleria di personaggi della tua vita che ora lo sono anche del libro e che ora sono anche un po’ parenti e amici nostri.

La storia vera di due cagnolini, raccontata da uno di loro, il piccolo Sem che adesso guarda i suoi compagni di viaggio terrestri dalla sua nuvoletta bianca.
Dalla penna di un’Autrice di grande sensibilità, una storia affascinante, tenera ed estremamente emozionante, che fa veramente tanto bene al cuore.

Gatti di tutti i colori che trainano poltroncine a ruote, bambini “normalissimi” di un tipo molto speciale, giardinieri trasformati in giraffa, fiori che s’innamorano di nuvole, il signor Mario Mario che abita in Via Via, due Gini che allevano uno struzzo in salotto, e un signore con un acquario sotto il cappello.
32 brevi storielle che sono “brevi” e sono “storielle” solo sulla carta, ma nella nostra immaginazione continuano a costruire e a inventare per noi e con noi anche molto oltre.
Il libro d’esordio di una grande Autrice.

Voce suadente, potente, pensante e pensosa, emozionante, emozionata e spudorata; voce di un Autore che sa chiamare le cose col loro nome e sa anche inventare nuovi nomi alle cose, accarezzandole come fa con l’orecchio, ma partendo dagli occhi.
Siamo lieti e fieri di avere a bordo della Nave Pirata un decano e un vero maestro del canto lirico.

Una storia di resilienza, di vergogna, di rabbia, ma anche di resurrezione e forza di volontà.
Uno spaccato di vita genuina fatta di raccomandazioni, di occhi onesti, di sorrisi sprovveduti.
Di umanità frastagliata e contatti sterili di camici bianchi scrupolosi, ma aridi come il deserto.
Fino ai passi della rinascita o rassegnazione, e al tempo risolutore di tempeste.

Con enormi sforzi avevo affrontato quella ricchezza di miserie che il mondo mi aveva proposto mentre, nel cuore, assaporavo costantemente moti di ribellione e ansie devastanti.
La mia vita, per quanto ora mi apparisse banale, nel suo scorrere nella memoria in ricordi ingialliti e blandi, ancora si presentava al pari di una battaglia cruenta e sanguinosa. Le solitudini, le difficoltà, le paure vibravano in uno spazio nascosto della mia anima in cerca delle risposte a domande taciute e insistenti.

La magnifica cometa Shamy si trasforma nell’unica stella di tutta la galassia. Il coraggioso pianeta Pinto parte per farne la conoscenza e, nel mentre, si scatena la più grande migrazione di tutti i tempi e miliardi di corpi celesti fuggono, lontano dal neo astro.
Un viaggio fatto di intrecci ed emozioni; una storia priva di cattivi, ma ricca di vissuti da elaborare; il desiderio di continuare a credere in un sogno, anche quando tutto sembra precipitare, vi porteranno a guardare al cosmo ed ai suoi strabilianti abitanti con occhi nuovi, occhi pronti a vedere il nuovo. A vedere l’amore.

Le poesie di Oblias si muovono tra l’abisso e la speranza, quello spazio unico su cui si costruisce la strada che porta alla consapevolezza del sé nel mondo, un mondo che atterrisce per la sua monolitica e a tratti indecifrabile realtà, ma che al tempo stesso affascina per la sua polivalente capacità di mostrarsi sempre diverso.
Rabbia e lamento, sorpresa e indignazione, paura e coraggio di un individuo confuso che per difendersi dalla dissoluzione reclama una forma che sia pura conoscenza e libertà di contemplare.

Come mettere insieme l’intelligenza culturalmente provocatoria e la sensibilità poetica?
Ci pensa la vita, sembra suggerire Giussani, attraverso una coscienza e una voce capaci di accoglienza.
Basta lasciarsi usare dall’umanità, dalla propria malattia di sguardo, che è ciò che può e dovrà salvarci tutti. E sentire la missione di lotta che l’Artista, oggi, e forse nessun altro, porta in sé e non può più permettersi di non seguire. E smettere di sentire la divergenza come un fattore di rischio d’isolamento, per usarne i tesori e donarli alla storia dell’uomo e al libro del mondo.

… perché il lavoro del Poeta è il Libro del Mondo e per fortuna non è mai finito. E lui ora riprende con la sua poesia delle belle porte aperte; poesia che fa entrare in campo sempre più la vita, le sue lingue da salvare, non da preservare, da decriptare e da traghettare; poesia che vi sembra di vicinanza, e che è invece di più, è di rischio, è poesia del sentimento, delle mani da toccare, ed è poesia del pensiero, dell’intelligenza sorridente; poesia inclusiva che fa bene al mondo; poesia di nuovi necessari pionieri nell’era in cui più stanno, i nostri sporchi finti codici comunicativi, rischiando la perdita dell’umano.

Amo i fatti più delle parole e questo libro è un fatto, è esperienza e azione.
Non è nato con la pretesa di essere divulgato, per questo ha un carattere suo: il mio.
Dopo aver scritto l’ultima pagina però ho pensato ai miei simili e a coloro i quali non sanno di esserlo, noi dobbiamo prima prendere atto di noi stessi e della nostra potenza!
Se stai leggendo queste parole, sei a un passo dall’affrontare te stesso attraverso aforismi, discorsi e poesie dal tono duro e a tratti ironico, ma sempre in favore della speranza di un’umanità che prenda consapevolezza della sua forza latente.


Sandra è un essere meraviglioso, l’aliena più bella del mondo, portatrice di sensibilità combattente, di profondità divergente.
È il bel messaggio vivente che voglio vedere e che voglio sposare e che voglio essere.
Il suo libro, della cui genesi ho amato ogni singolo momento, è, per carattere, per la potenza sorprendente e verticale della voce poetica e per coerenza con la sua vita, un frutto degno di questa radice, che pure andrà ben oltre il ramo e in qualche modo a voi molto caro anche voi salverà.

Patrizia, con le sue poesie, ci prende quasi per mano facendo compiere al lettore un percorso di introspezione dei suoi sentimenti plasmati su dei versi semplici che però non inficiano una sobrietà di linguaggio tipico del poeta che vuole raccontare anteponendo, davanti a tutto, le necessità dell’anima. L’anima di Patrizia è una malata di emozioni, sempre in continua fibrillazione come del resto il suo cuore per tutto ciò che la circonda e che sa cogliere con innata e genuina maestria, dall’intrico dei sentimenti, pennellandoli in dolci sfumature dentro un quadro d’autore.

13 brevi racconti con radici nella riflessione introspettiva e nella rivalutazione del dato della memoria; moventi ed elementi, questi, dalla cui adunata Giancarlo Leòn Carroccia prova a trarre, con matura semplicità, un filo logico di discorso che, più ancora che narrativo, è forte di verità e di non retorica filosofia sentimentale.

L’autore confessa in questo libro quello che rintraccia essere il ‘Nome’ o ‘Numero’ della Bestia decantata dalle scritture dell’Apocalisse.
Il segreto viene preceduto da un’introduzione che vuole porre l’anatema su di un univoco tavolo d’osservazione.

Nella Lecce barocca, due ragazzi, Felice e Gaia, vivono una vita normale, forse anche troppo, finché non s’incontrano ad una festa. Da allora una serie di avvenimenti sconvolge la loro routine, fino al punto in cui un evento li segna nel profondo.
Una storia che parla di coraggio, sentimenti, in una cornice splendida come la Firenze del Sud. La tecnologia che sembra mettere in difficoltà le relazioni, il mondo che corre e non accetta i turbolenti, che comunque vivono controcorrente. Un filo sottile diviso tra la paura di esporsi ed il coraggio di osare, per essere se stessi.

Beatrice aveva sedici anni, quasi diciassette, una gran voglia di vivere e tanto amore nel cuore.
Amava esprimere le sue emozioni attraverso i suoi scritti, a volte anche tristi, perché, anche se la sua vita era felice, lei sapeva prendere a cuore i problemi di chiunque incrociasse la sua strada.
Beatrice una mattina di marzo è volata via, senza far rumore, in un battito d’ali, lasciando un vuoto immenso in tutti coloro che la conoscevano profondamente.

Queste parole messe in riga sulla carta, che fanno di me una pagina scritta e di te un rielaboratore, sono state strappate da quel vuoto in cui vagavano come granelli di polvere, sono state maledette e accarezzate da chi, per sé le ha cercate, per te le ha rubate, per noi ha provato a scoprirle.
#grazieeprego è un occhio di bue puntato su concetti condannati molto spesso a prendere polvere.
La necessità di una RiEvoluzione umana e conseguentemente culturale, la ricerca di sé finalizzata alla crescita non solo personale ma anche comunitaria, la riscoperta di un istinto che ci vuole animali sociali, in una società basata sulla cooperazione e non su regole che puntano alla depersonalizzazione e al progressivo isolamento.
Ventitré voci poetiche, quarantasei punti di vista, infiniti punti di partenza. Per voi e per noi.»
(G. S.)

Nella Berlino divisa dal Muro, Barbara, giovane proprietaria di un’azienda di lingerie, ha riempito di manichini il sotterraneo che curiosamente sta in parte sotto Berlino Ovest e in parte sotto Berlino Est. Lei si dice sicura che i suoi manichini si muovono e compiono una serie di delitti. La polizia di Berlino Ovest e la polizia militare della Germania Est indagano infatti su misteriosi delitti di modelle i cui corpi, nudi e pelati,
vengono sempre ritrovati nel cimitero di Pankov.
Gli assassini sono davvero i manichini comandati dalla Bambina di Liegi?

«Disfacevo le valigie così lentamente che era già arrivata l’ora di partire. Non ho mai avuto il tempo o forse l’ho perso insieme a molte altre cose che adesso non ricordo mica.»
“Ottobre 2014″ è una realtà di pensieri, di fatti vissuti e di attesa. Una realtà che per troppo tempo è stata chiusa in un cassetto, una realtà a cui bisognava dare voce. Un itinerario di un ”piccolo stralcio di vita” a cui spetta ad ognuno di noi decidere se dare una fine o, anche, un nuovo inizio.

Una moderna fiaba in versi, dal travestimento antico, di genere vagamente umoristico e dagli orizzonti mistici. Ambientata nella Palermo araba del X secolo, accuratamente descritta, l’opera narra la fantastica avventura di un giovane scapestrato, come metafora della vita dell’essere umano, inserito in un progetto divino che non si identifica con una singola religione. Il poemetto è arricchito da illustrazioni a china dell’artista filippino Paul Gutierrez Duque, fedelmente elaborate a stretto contatto con l’autore, nonché dal “Canto di Khadiri”, brano musicale di Joe Schittino, compositore di chiara fama.

Dietro la più bella faccia del funambolo la cui immagine saprete comporre leggendolo alle quote più periscopiche del pensiero poetico, si svela, magnetico e magmatico, goccia a goccia, parola per parola, rilettura su rilettura della cosiddetta realtà, questo grande e non semplice e non semplicemente lirico moderno, prodigioso collaudatore di suoni, attraverso i quali viaggiare ripensare e tornare, salvati e recuperati e capaci di rilettura, ai sensi poliforcuti di un’altra realtà più vera.

14 racconti brevi, il filo conduttore dei quali è l’universo femminile. Si spazia da una riflessione sulla condizione delle donne in Oriente al desiderio di maternità; dall’amore saffico a un breve omaggio a Marilyn Monroe; dalla violenza sessuale alla condizione delle casalinghe.
Storie di donne, insomma, molto diverse fra loro.Anche le tecniche narrative e i generi sono differenti. Troviamo sia il drammatico che il grottesco, e vi è perfino un monologo interiore nel quale si fa uso di una tecnica narrativa tipica del Novecento: il flusso di coscienza.

«Seminava pace
spargendo parole colorate
su pagine bianche
disegnava soli che sorridono
e nuvole volanti
e bambini felici attaccati
ad aquiloni festanti
immaginava mondi senza guerra
gettava polvere magica
dal suo cielo indifeso»

In questi cinque racconti è la sfera dell’essenza amorosa che viene sprigionata, sotto la duplice spinta dell’eros e del disinganno, con la sua leggerenza e il suo pathos, in uno sguardo sia muliebre sia maschile.
La protagonista principale, Anna, è una donna che cerca l’amore, è una di noi, è “una donna spezzata” di beauvoiriana memoria, a dimostrazione che il tema del ruolo e della condizione femminile nella società – topos del Secondo Novecento dopo la pacifica rivoluzione femminista – permane ancora valido nella contemporaneità.

Scrivi nel punto in cui in una cascata l’acqua s’infrange sulla roccia
(Sandra Iai)


Jennie vive in una cittadina sulle sponde del Mississippi, con suo padre Lou, la nonna Rose e gli amici Michelle e Tom.
È lei in prima persona a raccontare della sua vita, della sua famiglia, della sua città, man mano che la sua ancora giovane vita, già piena di drammatici episodi, diventa sempre più complicata.
Eppure, in contrapposizione alle vicissitudini di cui a volte è diretta protagonista, a volte spettatrice, il suo modo di raccontare è spesso sereno, intriso di un cinismo che solo i bambini possono avere.


Continua il percorso di raccolta, organizzazione, compilazione e pubblicazione, a cura di A.M., dell’opera lasciataci da Franco Iai, grande intellettuale e poeta romano; il lavoro ha già dato due anni fa al nostro catalogo una raccolta di versi di grande successo e adesso, tenendo fede al progetto e alla promessa, finalmente la sua riscrittura di Genesi ed Esodo secondo un’idea e in una versione davvero di estremo interesse, cioè immaginando il punto di vista, e assumendo la voce narrante in prima persona, di Dio, che per di più qui parla un bellissimo romanesco.

Marta Bandi è poesia. La poesia fatta donna. Perché una donna come Marta è capace di riconciliarti con il mondo. Perché pensi: “Se esiste una persona così, allora il mondo è un bel posto”.
Scorro le pagine, me le gusto piano piano, accumulo pillole di bellezza. Me le segno con cura, parola dopo parola.
Marta dice: “Non guardare indietro”. “Siamo ciò che la mano sceglie. Siamo la mano che tende”. “Parlami di un fiore. Siediti con me all’ombra di un albero”.
Accomodiamoci dunque.
Entriamo nelle sue stanze.
Godiamoci le sue terre interiori.»
L. C.

Un cammino nel nulla e nel quotidiano, nell’ombra e nella luce. La sintesi di una presa di “incoscienza” sulle cose e sugli anni che declinano il loro tempo verso l’autunno dei giorni. […] L’uomo è una parentesi in questo mondo e in questa realtà, non ha possibilità di replicare il suo spettacolo né di interpretarlo: è seduto in sala e attende impaziente i cambi di scena. L’unico motivo che gli permette di stare ancorato a quella poltrona è l’attesa, proprio come un fiore legato al terreno dalle proprie radici: attende l’alba, si piega alla notte o alla volontà di chi vuole strapparlo via.

Una raccolta di 31 racconti, senza un vero e proprio filo che li unisce l’un l’altro, se non un piccolo dettaglio che collega due delle storie principali del libro. Testi allegorici si alternano a vere e proprie poesie in prosa, in cui sentimenti ed emozioni prendono vita attraverso metafore o immagini ben precise. Un libro che oscilla tra le emozioni trasportatrici e irripetibili che si vivono quando si hanno vent’anni e scorci di riflessione sul mondo dell’arte e che ci circonda. Ognuno, a modo suo, può rivedersi in questo libro e, magari, riscavare sensazioni che aveva dimenticato.


Una raccolta di componimenti nati dall’istinto, dalle impressioni e dallo sperimentalismo di un aspirante Autore e nel contempo narrazione della vita di un giovane studente alle prese con le sue avventure e disavventure.

«Cos’è il poeta? Un ricercatore di densità. Un soppesatore della parola. Un creatore di linguemondi. Uno scontento del banale e del solito. Un frequentatore dell’altrove. […] Un secondo Sé è sempre in qualche modo padre di un primo. In ciò Poesia è salvezza vera almeno quanto è la nonrealtà più vera. Ma le graduatorie e le gerarchie antipatiche le fa il mondo. Tu che leggi, invece, stai vivendo sull’orlo delle pagine di un libro. […] Sei pronto all’emozione. Sei pronto a non essere mai pronto a voltarti. Sei pronto a rivoltarti. […] Abbi coraggio, leggi questo potente e delicato libro.»




«Sì, è vero, avrei voluto sempre farlo.
Ma non immaginavo una cosa del genere.
Mi sono fregato.»






«Quel che l’autore traduce in poesia sono immagini di stagioni dell’anima, che si configurano come un ponte tra la sfera intangibile delle emozioni e quella più concreta della natura.»
G.M.


