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Marzo 2020 – Alessandro Mazzà

Le case editrici lanciano “sul mercato sottostante” i loro concorsi letterari.

Per pubblicizzarli alla fine scrivono: “il vincitore sarà pubblicato gratis”.

Certificando, così, come già si sa da decenni, che la loro normalità è farsi pagare dagli Autori.

E chi partecipa sperando di “vincere”, cioè in realtà al massimo di pareggiare non pagando, fa come quello che in fila in farmacia abbaia contro le case farmaceutiche. O a nuoto nel fango dice “oh ma che puzza”.

Come si risolve un problema se non cambiando la domanda? E boicottando, in tutti i campi e i casi quotidiani, chi spaccia diritti per favori e cianuro per caramelle?